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"Teneva ad essere considerato un narratore e non un prosatore d'arte". Così scriveva Giovanni Macchia di quel Proust che, un anno prima di morire, s'intestardiva, contro il volere dell'amico editore Gaston Gallimard, a pubblicare in rivista ampi spezzoni di parti ancora inedite della sua opera, sprecando tempo per renderli non semplici anticipi ma testi godibili autonomamente. Non gli interessava più dare alla raffinata "Nouvelle revue française" altri brevi estratti selezionati. Correva l'anno 1921; la rivista era la neonata "Les œuvres libres", edita da Fayard. Ogni numero era un volumone di circa quattrocento pagine, che prometteva cinque o sei opere inedite di diversi autori. Proust, già Premio Goncourt nel 1919, non poteva che figurare in testa, ma sembrava non disturbarlo affatto la compagnia, ad esempio, di un Alfred Machard, commediografo da Grand Guignol. Daria Galateria introduce per la prima volta il pubblico italiano alla lettura di Gelosia, uno dei ballon d'essai con cui Proust sperava di fiutare il vento per dare l'assalto a un pubblico diverso da quello che il suo prestigioso editore gli poteva assicurare. La traduzione di Cristiana Fanelli, garantisce al lettore nostrano in alcuni punti una fruizione persino più incontaminata di quella offerta al pubblico francese dall'editore Le Castor Astral (2007, introd. di Marie-Françoise Vieuille). In effetti, dove il testo stampato dalle "&Oelig;uvres libres"presenta errori o ripetizioni che ne renderebbero difficile la lettura, la versione italiana, come quella francese, corregge, ma in modo filologicamente più rispettoso, con un occhio attento a Sodome et Gomorrhe, da cui Gelosia deriva. Gelosia doveva fare parte, nelle intenzioni di Proust, di una serie di pubblicazioni per le "&Oelig;uvres libres", insieme a Précaution inutile, che uscirà postuma nel 1925 (tradotta da Daniela De Agostini, Union Printing Editore, 1990) nonché a un'Albertine disparue saltata fuori da un cassetto anni fa e pomo della discordia fra i proustiani: Macchia rivelò che non si trattava della versione finale del romanzo della morte di Albertine, come alcuni sostenevano, ma dell'ultima fatica per le "&Oelig;uvres libres". Materia di Gelosia è, nell'introduzione di Daria Galateria che colpisce al cuore, la "più lunga, inaudita sequenza mondana ininterrotta della letteratura; una festa dalla principessa di Guermantes, raccontata senza fratture, con la macchina da presa sempre accesa". E quel sentimento che, dopo il tramonto del precursore Swann, raggiunge il picco di morbosità (il geloso è nella Prisonnière un "malato che palpa senza sosta l'organo che lo fa soffrire") nel romanzo di Albertine. Con il taglia e cuci escogitato da Proust Jalousie diventa la cronaca accelerata del contagio di Marcel, che dice a Swann "di non aver mai provato gelosia", ma avverte già, un'ora dopo, un "sentimento doloroso che ( ) avrebbe potuto ( ) mutarsi in un bisogno ansioso" e assiste infine al conclamarsi di quella gelosia che avrebbe sconvolto la sua vita e terminato quella di Albertine. Grazie a un'operazione di sartoria che aggiunge solo un raccordo di sei righe ( "Ma non fu da quella serata ") diventano romanzo per eccellenza della gelosia parti di Sodome et Gomorrhe che non lo erano precipuamente. Come in un ospedale da campo Marcel vede sfilare, alla festa dei principi di Guermantes, sopravvissuti (Saint-Loup disamorato e frequentatore di case di appuntamenti, Swann malato non più di gelosia ma della malattia che lo ucciderà), malati cronici (la duchessa di Guermantes gelosa dell'amante di turno del duca), malati gravi (la principessa di Guermantes gelosa del barone di Charlus, che le preferisce un brufoloso controllore di omnibus) e, come su ogni scena di disastro che si rispetti, profittatori (Albertine irresistibile e inconsapevole sciacallo che si giova della gelosia altrui).Il breve e scabroso aneddoto del controllore giganteggiava prima che Proust prudentemente lo tagliasse ripromettendosi, ma poi dimenticandosi, di reintegrarlo in Sodome et Gomorrhe. Daria Galateria lo ripresenta in tutta la sua bellezza tragica e patetica. Successivamente trasformata da un Proust economo dei propri sforzi in un'utile bozza da ricorreggere e consegnare a Gallimard, Jalousie riconfluisce in Sodome et Gomorrhe. Alcuni segni del tempo vi rimangono per questo motivo impigliati, segni che Proust aveva verosimilmente creduto di dover aggiungere per conferire attualità a un testo che non era del tutto fresco di penna. Il nostro d'Annunzio deve alle "&Oelig;uvres libres", e all'interesse provato quell'anno dalla Francia per le avventure del Vate, la pagina in cui egli desidera in modo travolgente la duchessa di Guermantes intravista a teatro, diventando così l'unico scrittore realmente esistito presente come personaggio nella Recherche. Anna Isabella Squarzina
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