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Il grido della catalpa - Giuse Lazzari - copertina
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Descrizione


Che ci fa Jos Asad, affermato scrittore giamaicano non ancora cinquantenne a Borgo San Giustino, piccola borgata del Canavese, a pochi passi da Ivrea? Perché un intellettuale impegnato, che si sentiva soffocare nella natia Giamaica, ha deciso di rintanarsi in un angolo immoto del 'verde Canavese'? Perché si ostina, contro il parere di tutti, a voler comprare e restaurare il Mulinet, che sarà pure un vecchio rudere, ma è caro alla memoria degli indigeni? Jos è andato a misurarsi con una colettività che è vissuta per anni nell'illusione di essere, grazie all'utopia olivettiana, la Silicon Valley italiana e che ancora non si è riavuta dal brusco risveglio, sta elaborando il lutto per la repentina scomparsa financo del marchio Olivetti.
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Dettagli

2004
20 maggio 2004
214 p., Brossura
9788836808175

Voce della critica

Un romanzo sul ritorno e sul cambiamento, sulla fine della modernità e della gioventù, sulla provincia e su quel che nasconde. L'editore Passigli lo pubblica in una collana di mystery scelti da Raffaele Crovi, un esperto del genere. E lo presenta in copertina Bruno Gambarotta, un esperto di provincia. Ma quale provincia che possa riguardarci ha scelto Giuse Lazzari nel pulviscolo del mondo? Il primo capitolo, con il funerale del protagonista, disegna una cornice e nomina non meno di una ventina di partecipanti, dal maresciallo Talevi a Marta Antonia Vittoria. Sono per ora soltanto nomi, a cui dà seguito la narrazione sviluppando le singole storie e avvolgendole attorno alla ricorrente scena del funerale e alla strana morte di Jos Asad. La lentezza imposta dalla complicata struttura non sembra tuttavia tempo perso. Questo infatti é un libro intelligente, pieno di verosimili donne con belle teste e ardui amori. La realtà romanzesca consiste invece principalmente nella vita e morte di Jos, giamaicano di Trinidad, che a vent'anni scappa in Inghilterra e poi gira il mondo, è un militante politico, forse un assassino, è un suonatore, uno scrittore, un protagonista, forse solo un bugiardo, e infine arriva e cerca casa a Borgo San Giustino di Ivrea, e una notte, con la bicicletta, cade. Attraverso il segreto di una vita, o della vita, Giuse Lazzari fa lampeggiare visioni allargate, storiche. La principale è l'incontro di culture, il grido silenzioso dei migranti. La seconda è una storia degli anni settanta, strani movimenti e speranze di strana gente. Poi c'è la storia di Ivrea e il ricordo della Fabbrica (con la maiuscola nel testo, perché è sempre l'Olivetti di Volponi e del Memoriale, una vana metafora della razionalità) e il tentativo di interpretarne globalmente la perdita: 1999, attacco alla Siria e ultimi licenziamenti a Scarmagno. Questo è un libro ambizioso. Oppure è soltanto un bel romanzo di uomini che picchiano donne. L'autrice Giuse Lazzari, nota finora per aver pubblicato racconti e saggi, vi convoglia una ricca esperienza e operosità. Vive a Ivrea.

Lidia De Federicis

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