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Jazz. Ediz. illustrata - Henri Matisse - copertina
Jazz. Ediz. illustrata - Henri Matisse - 2
Jazz. Ediz. illustrata - Henri Matisse - 3
Jazz. Ediz. illustrata - Henri Matisse - 4
Jazz. Ediz. illustrata - Henri Matisse - 5

Descrizione


L'artista francese realizza quest'opera all'età di 78 anni; afflitto da problemi di salute che lo costringono in carrozzina, Matisse non perde la sua instancabile curiosità e, aiutato dai suoi assistenti, sperimenta un nuovo modo di dipingere: con dei ritagli di carta dai colori intensi e brillanti crea dei grandi collage raffigurando composizioni di carattere astratto. Questo modo di dipingere viene denominato "papiers découpés" o tecnica del "dipingere con le forbici". L'uso delle forbici infatti permette a Matisse di stancarsi meno che con tavolozza e pennello ma di ottenere comunque risultati sorprendenti per senso di equilibrio e purezza delle immagini. Per creare "Jazz" Matisse trae ispirazione dai saltimbanchi, dal teatro, dalla musica e dalla mitologia; alcune tavole, come "Icaro" o "Il Mangiatore di spade", sono diventate vere e proprie icone dell'arte moderna. Questo capolavoro fu pubblicato nel 1947 da Editions Tériade con tiratura di soli 250 esemplari.
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Dettagli

2012
30 ottobre 2012
152 p., ill. , Rilegato
9788837092030

Voce della critica

  La stampa in facsimile di Jazz è sicuramente un'iniziativa meritoria che consentirà ai numerosi bibliofili che di questo importante libro hanno potuto vedere molto spesso soltanto alcune tavole, di poterlo guardare e leggere proprio come si fa con un'opera d'arte. Infatti la pratica del libro d'artista come forma d'arte autonoma aveva messo in luce la volontà, da parte di alcuni artisti, di rapportarsi a un pubblico più vasto di quello che abitualmente frequenta mostre o musei, utilizzando mezzi, tecniche e forme differenti per creare l'opera. Alcuni importanti artisti della prima metà del secolo scorso (futuristi e avanguardie astratte, ma anche dadaisti e surrealisti, senza dimenticare gli artisti del Bauhaus), rivendicando una reale responsabilità intellettuale e sociale, si ritrovarono d'accordo sull'idea comune di mettere il testo al servizio della pratica artistica inventando così nuove forme di libro: dalle straordinarie invenzioni tipografiche e parolibere marinettiane ai fantastici romanzi-collages di Max Ersnt, passando attraverso la Boite en valise di Duchamp e avanti fino al minimalismo californiano di Ed Ruscha, che viene considerato l'inventore del "moderno" libro d'artista. Jazz di Matisse si inserisce perfettamente, e ne è un caposaldo, nella storia del libro d'artista, poiché ne raccoglie ed esalta alcune delle caratteristiche fondamentali, a partire dal testo, che riproduce la grande, armoniosa e lineare calligrafia dell'artista, ed è concepito come parte integrante dell'organizzazione visuale del tutto: gli spazi bianchi, la consistenza, il peso e il formato della carta, il senso di ordine e di intervallo che si percepisce nello sfogliarne le pagine, l'alternanza fra la purezza del colore e la spontaneità lineare dello scritto rendono questo libro uno dei più limpidi esempi di libro d'artista pur mantenendo alcune caratteristiche pertinenti invece al libro illustrato: il formato inusuale o comunque fuori dalle dimensioni tradizionali, la carta lussuosa, la stampa artigianale molto ricercata, la bassa tiratura, il bel libro per bibliofili, insomma. In queste tipiche edizioni francesi nate alla fine dell'Ottocento, il pittore mette il suo lavoro, la sua creatività e le sue immagini al servizio del testo letterario o poetico e – anche quando vi realizza delle vere e proprie tavole illustrate e magari firmate – esso viene catalogato e veicolato con il nome dello scrittore, dando a questi la supremazia delle lettere sulle arti plastiche per cui – è lo stesso Matisse a scriverlo – "il pittore diviene un secondo violino" che deve "lasciare il passo" allo scrittore che l'artista mette in luce "illustrandolo" nel senso etimologico del termine, come egli stesso fa nello stesso anno in cui esce Jazz, illustrando Les fleurs du mal di Charles Baudelaire. Agli antipodi dunque del "nostro" libro, che è concepito dall'artista, cui appartiene l'idea e la sua esecuzione. Se l'impressionismo è la pittura dell'atmosfera, il fauvismo, di cui Matisse è protagonista, è la pittura del colore ed egli ne è il cantore abbagliato; la luce, quella che trae da se stesso e che riceve dal mondo esterno, dai numerosi viaggi e soggiorni in Nord Africa, a Thaiti, in America o sulle colline di Vence e poi di Cimiez, dove si trasferisce nel 1941. Su queste luminose colline, "il vecchio calmo e bello, circondato da un lusso inaudito nella sua grande e fastosa casa fra uccelli rari, vasi preziosi e tessuti orientali" ‒ così lo descrive l'amico poeta Arthur Rimbaud ‒ dopo un duplice importante intervento chirurgico, trascorre gli ultimi tredici anni di vita. Malgrado la carrozzella e le stampelle, o forse anche a causa di questo, Matisse dà il suo contributo più audace e indubbiamente più fecondo all'arte del nostro tempo: i papiers découpés. Diversi dai papiers collés cubisti o dai collages surrealisti, questi papiers découpés sono degli elementi concreti e fissi, forme-colori-luce indissolubilmente legati e adattabili alla superficie piana: "Disegnare con le forbici, tagliare a vivo nel colore – diceva l'artista – semplifica la pittura". Fra i suoi primi significativi lavori in cui utilizza la tecnica dei papiers découpés vi è appunto Jazz, cui lavora a partire dal 1945 e per un paio di anni. Il volume gli è stato richiesto dall'amico Efstratios Tériade, l'editore di "Verve", importante rivista d'arte sulla cui copertina compaiono spesso opere dell'artista; e verrà stampato in sole cento copie numerate e firmate. Nella preparazione delle tavole è aiutato dal suo assistente che gli prepara pile di grandi fogli di carta bianca pennellata uniformemente con i colori a gouache della Linel, marca prescelta perché i suoi colori corrispondevano esattamente agli inchiostri da stampa in uso nelle tipografie del tempo e che avrebbero quindi garantito una riproduzione assolutamente fedele dei colori prescelti (verde giapponese scuro e chiaro, verde smeraldo, giallo cadmio scuro, rosso cadmio scuro, rosso e viola persiano, giallo ocra…). Con piccole forbici d'acciaio Matisse ritaglia le forme nella carta colorata, a mano libera (salvando anche gli scarti), e le dispone sul muro con l'aiuto di spilli. Questo processo è particolarmente lungo, durando talvolta dei mesi, in cui l'artista "muove" le sue forme spostandole e scambiandone gli elementi o aggiungendone di nuovi innumerevoli volte, fino a quando la composizione lo soddisfa, in uno studio "divenuto simile ad un giardino paradisiaco colmo di colori, forme botaniche, elementi decorativi". Matisse considera Jazz come un'improvvisazione ritmica e cromatica, e questo titolo gli evoca la struttura del ritmo e la sua ripetitività interrotta da azioni o improvvisazioni inattese. Prepara egli stesso il progetto grafico del volume decidendone il ritmo per dare al colore il massimo di leggibilità: per ogni illustrazione a piena pagina, cinque pagine di testo e ogni mezza pagina, tre pagine di testo, e con lo stesso concetto sceglie di usare la propria calligrafia anziché il carattere tipografico, e sceglie di scrivere in una dimensione corsiva molto grande per rendere la scrittura decorazione e relazionarsi al meglio con il carattere delle stampe a colori: "Queste pagine, d'altronde, servono solo per accompagnare i miei colori, un po' come gli aster, che nella composizione di un mazzo di fiori importanti hanno un ruolo che è puramente visuale". Le tavole multicolori che si susseguono nel libro sono costellate di elementi decorativi, fregi, bande colorate, alghe marine, foglie, coralli e forme che galleggiano in campi di colore brillante e uniforme. Ovvio che per giungere a una tale condensazione suggestiva, come riconosce anche Matisse, "bisogna evidentemente avere dietro di sé tutta l'esperienza acquisita, e aver saputo conservare la freschezza dell'istinto", mettendo l'accento sul come non vi sia per lui alcuna frattura fra i suoi vecchi quadri e i papiers découpés: "Soltanto, con maggiore assolutezza, con maggiore astrazione sono giunto ad una forma decantata fino all'essenziale, conservando dell'oggetto che in altri tempi presentavo nella complessità del suo spazio, il segno che basta e che è necessario a farlo esistere nella forma che gli è propria e per l'insieme nel quale l'ho concepito". Liliana Dematteis          

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