La fine è nota

scheda di Bardi, M., L'Indice 1991, n. 4

Il pacifico vicepresidente dei grandi magazzini Noblington è l'antitesi dell'eroe tradizionale del genere giallo: non ha un fisico allenato e prestante, non sa usare la pistola, non beve whisky, non perde tempo con bionde provocanti dal passato oscuro e dal presente turbinoso. La sua tranquilla vita borghese, scandita da pasti regolari e dai banali dialoghi con la giovane moglie, viene sconvolta irrimediabilmente dal gesto di uno sconosciuto che prima di suicidarsi raggiunge il suo appartamento a Manhattan per lanciare un'ultima disperata richiesta di aiuto. Da quel momento il signor Bayard Paulton è investito del compito di scoprire il movente della morte dell'uomo a cui si sente misteriosamente e irrimediabilmente legato. La sua ricerca assume però l'aspetto di un'analisi sul senso della sua vita, sui personaggi che l'hanno attraversata, sull'infanzia trascorsa nel Nebraska fra gente semplice educata sulle Sacre Scritture. Il nodo del mistero si nasconde in realtà nel presente, nella quieta normalità costruita pazientemente nell'agiato mondo newyorkese. I peccati si pagano, anche quando si ereditano, quando la colpa è indiretta, quando molto tempo è passato e la memoria sembra aver cancellato tutto. Fino al colpo di scena delle ultime pagine, la verità non può essere scoperta o intuita, tanto più che 1'attenzione del lettore finisce per essere catturata dal gioco sottile dell'autoanalisi del protagonista. Un romanzo che per lo stile e la profondità dell'indagine umana e sociale supera i limiti - individuati spesso alla luce di un pregiudizio - del genere a cui appartiene, come fa intendere Sciascia nella postfazione, ricordando il primo incontro con l'opera, pubblicata nel 1952 nella collana dei Gialli Mondadori. Un mistero circonda anche la figura dell'autore: nessuno sa chi si nasconda sotto lo pseudonimo di Geoffrey Holiday Hall, autore di un secondo romanzo, "The Watcher at the Door", che vinse nel '54 il Grand Prix de la Littérature Policière.

La giovane signora Paulton vide l’uomo gettarsi nel vuoto…
Sembra più una fine che un inizio e tuttavia comincia proprio così La fine è nota, romanzo del 1949 di Geoffrey Holiday Hall.
Un tardo pomeriggio, certa di aprire la porta di casa al marito, la giovane signora Paulton si trova davanti uno sconosciuto in cerca del signor Paulton. Una volta fatto entrare e ammessa l’assenza del consorte, la donna guarda con sgomento l’uomo mentre sale sul davanzale della finestra e si getta nel vuoto.

«Solo il signor Paulton può aiutarmi» è una delle ultime frasi pronunciate da costui prima di lanciarsi dalla finestra dell’appartamento, ciononostante c’è un piccolo problema: il signor Paulton proprio non conosce quest’uomo.

Ma allora chi era? E perché era venuto nell’appartamento a cercare proprio lui prima di togliersi la vita? Queste sono le domande che Bayard Paulton si pone incessantemente senza però aver risposte.
Ma quando Jessie Dermond, un’eccentrica donna apparsa dal nulla e legata al deceduto gli racconta chi fosse lo sconosciuto, Bayard capisce di voler arrivare fino infondo alla questione.
Inizia così un viaggio a ritroso nella vita di Roy Kearney - il suicida- fatto di testimonianze di persone che lo avevano incontrato, amato e odiato: testimonianze che mettono in luce una vita infelice, un’ossessione per una moglie vanesia e una storia certamente non “nota”, al contrario della fine.

Oh, se fosse dato all’uomo di conoscere
la fine di questo giorno che incombe!
Ma basta solo che il giorno trascorra
e la sua fine è nota.
Shakespeare, Giulio Cesare

G. Holiday Hall non si fa problemi a depistare il lettore, creando una rete di informazioni che, senza un contesto, trae in inganno anche l’appassionato di gialli più esperto: ancora oggi, la cura nella descrizione psicologica di tutti i personaggi, la stessa prospettiva degli episodi da loro narrati e l’ossessiva ricerca del protagonista di risposte, fanno di questo libro un avvincente mistero da risolvere.

Scritto più di settant’anni fa e inizialmente pubblicato da Mondadori con il titolo La morte alla finestra, a questo giallo si è particolarmente interessato Leonardo Sciascia, che l’ha preso in mano più volte nel corso degli anni, cercando informazioni sul misterioso autore. Ripubblicato da Sellerio, il libro sì è visto restituire un titolo che riprende quello originale: scelta di maggior impatto, perché il romanzo non parla di una morte alla finestra, bensì degli eventi che hanno portato Roy Kearney alla sua fine. Una fine, come si è detto, conosciuta, e tuttavia, proprio come in un giallo alla Agatha Christie, la verità si manifesta al protagonista e al lettore solo alla fine.

Caterina Fortuna

Un giallo del periodo d'oro in cui La fine è nota, ma il principio è avvolto da una fitta nube del mistero. Ormai un piccolo classico del genere di un autore di cui non si sa nulla.