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«Erano le sei di una fredda sera di novembre, e la pioggia scrosciante schizzava sul selciato. Un giovanotto procedeva incerto lungo Gissing Street, fermandosi qua e là per guardare le vetrine dei negozi, come dubbioso sulla via da prendere. Davanti alla simpatica e lucente facciata di una rosticceria francese, si fermò per confrontare il numero inciso a smalto sull'architrave col memorandum che aveva in mano. Poi proseguì qualche minuto, e arrivò finalmente all'indirizzo che cercava. I suoi occhi si fermarono su quest'insegna sopra l'ingresso: - PARNASO IN CASA; R. E. E. MIFFLIN; BENVENUTI GLI AMATORI DI LIBRI QUESTO NEGOZIO È STREGATO - ... ».
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"La libreria stregata", scritto nel 1919, fa parte in realtà di una dilogia, il primo volume della quale è costituito da "Il Parnaso ambulante" del 1917, ma in realtà i due testi sono indipendenti l'uno dall'altro ed è pertanto possibile, come nel mio caso, leggere il secondo senza aver ancora letto il primo. "La libreria stregata" che dà il titolo al libro si trova a Brookilyn, in Gissing street (e dove potrebbe trovarsi se non in una strada che ha il nome di uno scrittore!) ed appartiene al signor Mifflin, libraio che vende libri di seconda mano per professione, ma prima di tutto per passione! Ed è proprio la passione per i libri e la lettura il tema portante di tutto il libro, che si sviluppa nel periodo immediatamente successivo alla prima guerra mondiale con una trama in stile giallo che costituisce però più un pretesto che il fulcro del libro. Inutile dirvi che ho trovato il libro molto sfizioso, ironico, divertente, ma anche ricco di spunti di riflessione e suggerimenti per future letture di qualità che non possono lasciare indifferente un Lettore con la L maiuscola.
Uno di quei libri che all’inizio promette più di quanto poi mantenga alla fine (secondo me, naturalmente !). Perché qualsiasi bibliofilo non può che rimanere incantato dalla prima metà del libro in cui il signor Mifflin incarna quello che tutti vorremmo come libraio, espone il suo pensiero in fatto di libri (e di biblioterapia !) con massime che mi sento di sottoscrivere pienamente, manifesta tutta la propria passione per il suo mestiere e per i libri non come beni commerciabili ma come strumenti di accrescimento. Peccato che poi la trama prenda uno sviluppo giallo-spionistico che a me è sembrato un po’ come un intruso nell’atmosfera fin lì creata, oltre che piuttosto labile in sé. Numerose digressioni sono disseminate qua e là, ma non sempre appesantiscono la lettura: quelle della prima parte illustrano e approfondiscono i temi che mi sono piaciuti di più, quelle della seconda parte invece sì (guarda che caso !), mi sono sembrate talvolta un fardello inutile. Merita comunque, a mio parere, per la ricostruzione dell’atmosfera di quella libreria di libri usati e per i ritratti delle persone che la popolano, in cui non è difficile riconoscersi (o riconoscere la realizzazione dei nostri desideri a questo proposito!)
C'è tanta genuinità e inventiva in questo romanzo di Morley, vero manifesto d'amore per l'oggetto libro e per ciò che esso può arrivare a significare. Un libro che è anche (e non solo) profondamente anti-militarista, se si legge tra le righe e si spulciano i volumi elencati dal caro Mifflin. Indimenticabili alcuni passaggi di questo romanzo a volte ingenuo, eppure tanto tanto vero.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Intorno a un volume rilegato che scompare e ricompare - Lettere e discorsi di Oliver Cromwell di Thomas Carlyle, libro da comodino per il presidente americano Wilson - e attorno a una bottega di colti testi usati - diretta da una coppia spiritosa, e luogo di incontro di bibliofili originali -, si svolge questa specie di storia di spionaggio, antimilitarista e singolarmente antitedesca (ma più che antitedesca, contro quello spirito tenace ordinato e prepotente di cui lo svago libresco e il divagare polveroso attorno alle pagine sono il naturale avversario). E si dipana lentamente questa storia di spionaggio, perché in realtà nella Libreria stregata i protagonisti sono appunto quello svago e quel divagare. Christopher Morley scrisse questo «divertimento», negli anni dell'immediato dopoguerra, come seguito dell'altro, Il Parnaso ambulante, in cui la libreria, gestita dalla stessa coppia, è un bibliobus che corre avventure di strada, come qui è centro di un complotto.
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