E se grida, lascialo andare

un Himes ancora troppo acerbo per essere indimenticabile. vadano i temi trattati sapientemente e la disamina del razzismo bianco/nero e nero/ancora più nero. vada che la cieca violenza - negli intenti - del protagonista alla fine non porta da nessuna parte e serve solo per parlarne in un bar o in salotto. vada la critica ad una società che per render buoni i neri gli dà dei contentini assumendoli in alcuni posti di lavoro. ma dopo tutto qui il ritmo è estremamente lento, troppo in special modo se questo romanzo lo leggi dopo altri. fa risultare il tutto un poco annacquato. i viaggi onirici mi rimangono del tutto stucchevoli e a mio parere questo libro avrebbe dovuto concludersi un capitolo prima.

Per Chester Himes è stato amore al primo libro, un giallo dalla copertina improbabile: Coffin Ed Johnson e Gravedigger Jones, detective neri di Harlem, nella loro dissacrante ironia sono assolutamente memorabili. Non è un giallo, non è ironico, e non è ambientato ad Harlem E se grida lascialo andare, romanzo ‘serio’ di Himes, ma è ancor più memorabile: il razzismo made in USA degli anni Cinquanta, la rassegnazione un po’ servile dei neri che accettano ruoli subalterni, la rabbia dell’intelligenza e del talento mortificati per ‘il colore della pelle’. Un libro teso, febbrile, in cui le cose vanno nel peggior modo possibile, con un finale che sorprende quando tutto sembra ormai perduto.