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Come in una lirica di Borges. Una casa racconta le generazioni che la abitarono.
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Un libro tutto da scoprire, fatto di malinconia, di ricordi, di sentimenti profondi. Belli tutti e tre i racconti, anche se quello che prediligo è il primo, nel quale una vecchia casa racconta le storie che hanno attraversato le sue pareti. Bello e struggente quello in cui madre e figlia si raccontano le incomprensioni di una vita. Da leggere nella quiete e nel silenzio, per assaporare ogni parola e ogni emozione.
Letto nella rubrica Libri a cura di Alberto Bevilacqua, Grazia 1999: "L'io narrante del primo racconto (La casa del 1908) e' una vecchia villa in riva al mare d'Abruzzo: una casa che profuma di cera, amido e colonie per ragazze bene. E quel mondo borghese, femminile, fatto di piccole cose e grandi passioni, ritorna anche negli altri due apologhi di questo bel libro d'esordio: Donna Ortensia e Regina (una madre raccontata dalla figlia)
Recensioni
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La casa del 1908, il primo di questi tre racconti d'esordio - che hanno tutti a protagonisti i legami della memoria, il tempo e le sue prigioni -, sembra svolgere la traccia di una vecchia poesia di Borges in cui si dice delle cose, gli oggetti che circondano le vite degli uomini, che sembrano essere l'emblema stesso del passare, della polvere, e invece vennero prima e loro sopravvivranno. La casa racconta in prima persona delle generazioni che ospitò e ne disloca le storie e i personaggi non secondo l'ordine del tempo, ma secondo quello dello spazio, sostituendo il prima e il dopo con un qui e là. Come muti immobili spettri, su cui stendere un pietoso e tenero sguardo.
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