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Cinque racconti: Epitaffio romano, La rete, L'impostore, Frammenti del libro invisibile e Autobiografia di Irene riuniti sotto quest'ultimo titolo appaiono nel 1948, a Buenos Aires.
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«Ogni amico ci rivela, prima o poi, l'esistenza, in noi, di un difetto inatteso.» Bello! La sua scrittura mi ha incantato: è perfetta! Fra i cinque racconti di questa raccolta, L'impostore è impeccabile e appassionante. Ha un andamento circolare e l'atmosfera è gotica, onirica e decadente, quasi mitteleuropea alla Schnitzler di Doppio sogno. A parte un po' di realismo magico, per buona parte della lettura, mi sono pure scordata che fosse latinoamericano. Così Ocampo mi ha incuriosita, e proseguire subito con un altro suo titolo che mi è stato consigliato - il romanzo La promessa - è automatico.
Autrice di racconti, poesie e testi per l’infanzia, Silvina Ocampo seppe offrire nuova linfa alla narrativa sudamericana di impianto tradizionale, inserendovi una sensibilità inquieta e moderna, aperta alle ansie del pensiero novecentesco, nutrita dal disagio esistenziale e dall’interesse verso lo studio dell’inconscio che hanno caratterizzato la cultura contemporanea. I cinque racconti presenti in questo volume sono coerentemente legati alla visione ideologica dell’autrice, radicata nella consapevolezza che non tutto ciò che accade abbia una sua corrispondenza concreta nel reale, e possa nascondere invece cause ed effetti misteriosi e inspiegabili. «La vita ci rinchiude continuamente in prigioni invisibili, da cui solo la nostra intelligenza o il nostro spirito creativo possono liberarci». Nelle prime due novelle (Epitaffio romano e La rete) i protagonisti, il nobile romano Claudio Emilio e la giovane donna cinese Kèng-Su, patiscono una vendetta implacabile da parte di coloro che hanno ferito con eccessiva severità o crudele leggerezza. Nell’ultimo racconto, che dà il titolo al volume, Irene Andrade ripercorre la sua infanzia “giudiziosa e taciturna” scoprendo nella sua malinconica sensibilità giovanile l’origine di supposte doti paranormali, di preveggenza e magia, che arriveranno a distruggerle l’esistenza adulta. In Frammenti del libro invisibile, un affascinante divinità agreste dai poteri sovrumani compone libri immateriali, tramandando la sua saggezza nei secoli e in ogni spazio dell’universo. Ma è nella storia centrale, L’impostore, che più si esplica l’intelligenza narrativa della Ocampo. La pazzia, la rincorsa di amori solo immaginati o defunti, l’incubo della violenza perpetrata o subita, appartiene ad entrambi i due giovani protagonisti, o a uno solo di loro, o a tutta la vita che conosciamo: il tipico tema letterario del “doppio” trova in questa novella un suo ritmo ossessivo e oscuro, che non si placa nemmeno nell’imprevedibile finale.
Silvina Ocampo era la sorella di Victoria,la più importante animatrice della vita letteraria argentina;amica di Borges,in un tempo in cui Borges non era ancora famoso;amica di Drieu La Rochelle,in un tempo in cui era al massimo della fama e moglie di Bioy Casares,con cui nel 1940 insieme a Borges firma "L'Antologia de la literatura fantastica". Una scrittrice con parenti ed amici di grande valore,quindi,che influirono probabilmente sul suo stile ma non sulla sorprendente inventiva. I protagonisti di questi cinque racconti sono bambini,uomini e donne che sembrano non avere ancora la coscienza del male (e la capacità di servirsene) come gli altri della successiva produzione letteraria della scrittrice,ma l'indagine psicologica e morale,la rappresentazione minuziosa di ambienti,la ricchezza e l'acutezza poetica dei mezzi stilistici,raggiungono già un elevato grado di giudizio.
Recensioni
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Silvina Ocampo Autobiografia di Irene Cinque racconti: Epitaffio romano, La rete, L'impostore, Frammenti del libro invisibile e Autobiografia di Irene riuniti sotto quest'ultimo titolo appaiono nel 1948, a Buenos Aires.
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