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Protagonista politico della Sicilia degli ultimi cinquant'anni, l'autore si interroga sulle ragioni che capovolsero la sua esistenza, tracciando, attraverso il diario di una ricerca esistenziale, il ritratto di cinquant'anni di storia siciliana.
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Il racconto delle fasi storiche del Partito Comunista in Sicilia nella testimonianza diretta di un dirigente nazionale e locale. Interessante ricostruzione anche del periodo di Mattarella e La Torre, caduti entrambi per mano mafiosa. E non solo..
E' una storia bella, ma intrisa di amarezze per l'ingiustizia subita dall'autore, sofferta nella mente, nel cuore e nel corpo. Un libro che va letto per capire la storia siciliana, la mafia come l'antimafia, i giornalisti e la politica (non solo della sinistra siciliana). Si condivide l'affermazione di pag. 244 "La Sicilia è come una macchina che va avanti con grandi difficoltà perchè ha un freno sempre innestato; è il freno della "mafia" che condiziona fortemente la vita della Sicilia, sul piano economico, sociale, politico e morale. Fino a quando la mafia non sarà debellata, la dialettica, il libero dispiegarsi dei rapporti politici, sociali, civili, non sarà possibile. Ecco perchè la lotta alla mafia non è un di più, un optional, ma una ineludibile necessità". Certo andrebbe capito meglio cosa è la mafia....oltre i clichè e i luoghi comuni. L'autore confessa di avere avuto "una vita dura, travagliata e densa, sia personale e familiare e politica; ma, nonostante tutto, nonostante le durezze, le amarezze e anche le tragedie è stata una vita degna di esser vissuta" . Nonostante la macchia apportata sul suo onore di uomo da una inchiesta giudiziaria che ha provocato ingiusta e immeritata sofferenza, frutto di qualche manovra politica ai suoi danni. Talchè sembra la conclusione (ma siamoa pag. 248 sulle 261 del libro) scrive: "Sono molto amareggiato per le speculazioni della stampa, per la leggerezza e irresponsabilità con cui si è maneggiato un materiale cosi delicato, che riguarda l'onore di una persona". Parisi, una persona davvero di altri tempi, che merita rispetto e apprezzamenti, fuori dai cori e dalla partitica, per la sua coerenza e onestà.
Recensioni
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«Una rivendicazione delle ragioni morali, culturali, affettive, politiche di un'esistenza», scrive Perriera di questo diario con autobiografia di un protagonista politico della Sicilia degli ultimi cinquant'anni. Gianni Parisi, dirigente e più volte deputato della sinistra siciliana, nel settembre 2000 riceve un avviso di garanzia per un'accusa infamante e che è per lui una specie di assurdo capovolgimento dell'immagine ch'egli serba della sua vita e del percorso civile della storia in cui si è collocata. Da quel momento inizia a stendere un diario, questo, che si articola su due piani temporali. La cronaca contemporanea di quello che gli succede intorno all'accusa e all'inchiesta, del nuovo regime di rapporti e occupazioni in cui inevitabilmente si trova introdotto, e anche del cambiamento con cui una nuova generazione politica si afferma nella polemica con la vecchia. E la storia, per lampi di memoria, intermittenze del passato nel presente ogni volta che una suggestione lo solleva, di mezzo secolo di impegno, dai primi incontri di fanciullo con gli eroi della recente resistenza, agli ultimi fuochi del comunismo siciliano, fino agli anni dell'Ulivo. Sicché Storia capovolta si legge in due modi diversi e complementari. Come la biografia di cinquant'anni di storia siciliana, quella del dopoguerra e quella delle spasmodiche ricerche di rinnovamento postcomunista. Oppure come il diario di una ricerca esistenziale: un uomo colpito dallo smacco dell'assurdo, ripercorre la sua vita alla ricerca delle ragioni - un odio invincibile, una beffa del caso, un'intima fragilità - del suo inspiegabile sconvolgimento.
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