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È nota l'opinione di Gramsci che riteneva Benedetto Croce uno dei maggiori prosatori italiani. Questo giudizio può servire come autorevole consiglio al lettore comune, intimidito dall'ampiezza dell'opera crociana, per ricordare che il filosofo napoletano non è solo l'autore di impegnativi lavori sistematici, o di larghe trattazioni storiche, ma anche di tanti saggi di gradevole lettura. Ripetendo un'operazione già sperimentata anni addietro su suggerimento di Leonardo Sciascia, quando pubblicò il saggio su Isabella Morra stralciandolo dalle Vite di fede di avventure e di passione , la Sellerio ripropone un saggio che il filosofo napoletano dedicò a Luisa Sanfelice, stampato originariamente nel 1888 e ricompreso qualche anno dopo nella raccolta La rivoluzione napoletana del 1799 . Nell'effimera repubblica partenopea del 1799, la vicenda di Luisa Sanfelice si staglia con un risalto particolare. Sanfelice non aveva inclinazioni politiche, però, a cagione di una sua vicenda sentimentale, si trovò a sventare un complotto realista. Al momento della reazione monarchica venne condannata alla pena capitale, e il suo caso commosse da subito il sentimento generale. Tuttavia, nonostante la pressante richiesta di grazia (avanzata anche da una principessa reale), fu giustiziata in nome di una spietata ragione di stato. Una storia patetica e romantica che Croce ricostruì con mano lieve e sobrio equilibrio. Un testo che si apprezza tanto per l'erudizione perfetta quanto per la passione civile che vibra fra le righe. Questo volumetto conferma il gusto che da sempre presiede alle scelte dell'editore siciliano. Se la Sellerio ha risollevato le sue sorti economiche grazie alle avventure del commissario Montalbano, che appassionano tanti lettori, non è per questo diventato un editore commerciale. I responsabili della casa palermitana sanno che non si vive di solo Camilleri, ma che è possibile fare libri di qualità che si leggono con piacere.
Maurizio Griffo
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