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I dieci capitoletti inframezzati da alcuni "intermezzi", in cui il musicologo Paolo Trani intrattiene i lettori con eleganza, lievità e vastissima cultura - senza tuttavia eccedere in un ostentato sfoggio delle sue profonde competenze in ogni campo artistico, ma proponendole con signorile nonchalance - si soffermano su alcuni episodi biografici, sempre segnati dal vincolo inossidabile e ineludibile con il pentagramma. La musica non fa solamente da sfondo ad ogni avvenimento fondamentale dell'esistenza, ma lo permea, lo penetra, addirittura arriva a crearlo: "La musica, qualsiasi musica, parla solo attraverso te stesso, narrandosi (e narrandoti!) attraverso l'ascolto: vera e propria macchina da guerra, circuitante e cortigiana, l'ascolto è dunque capace di riprodurre meticolosamente rugosità ed avvallamenti...E così, avvinghiato alla musica - generandone un identico replicante, ma vivo e reattivo, solo capace di ricalcarsi in te, abilmente plasmandola poi in avido e raffinatissimo abbraccio - tu sarai finalmente capace di consumarla, questa musica, biblicamente, in un maestoso sacrificio erotico e rituale..." Con una prosa piena e sontuosa, Paolo Trani ripercorre momenti della sua dorata infanzia egiziana, vissuta in privilegiati e affascinanti ambienti cosmopoliti; indugia con ironica e stupefatta rassegnazione sulla disarmante incompetenza culturale dei suoi giovani allievi all'Accademia di Roma; narra di un iperbolico incidente automobilistico presagito da alcuni versi del "Lucio Silla" di Mozart; divaga tra annotazioni letterarie, musicali, teatrali e cinematografiche di ogni genere e periodo (da Edith Piaf a Poulenc, da Léonin e Pérotin a Jean Vigo, da Rilke a Ronconi: rivalutando appassionatamente -al di là di facili stereotipi- grandi compositori come Mendelssohn, Haydn, Couperin e Telemann). E così la sua "privatissima mappa degli infiniti possibili percorsi" viene narrata "in forma di canti segreti e celati, come quelli di seducentissime sirene".
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