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Grammatica siciliana - Giuseppe Pitrè - copertina
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Grammatica siciliana - Giuseppe Pitrè - copertina
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Descrizione


La prima grammatica siciliana pubblicata da Giuseppe Pitrè alla fine dell'Ottocento. L'interesse per la cultura e la storia della Sicilia, sempre vivo, a giudicare dalle opere di narrativa, saggistica, ma anche dai libri d'arte, di ricette e di costume, trova con questo libro lo strumento base ed "elementare" per la conoscenza della civiltà isolana, certo il più tradizionale ma non per questo privo di validità e di interesse. E l'autore, uno dei pionieri della linguistica moderna e dei suoi stretti rapporti con il patrimonio folclorico, si rivela sicura garanzia: uno studio in cui mai viene perso di vista l'inscindibile nesso tra "lingua" e "cultura". Il capitolo sulla morfologia è una novità assoluta. I punti di rilevante importanza sono però due: la consapevolezza dell'inscindibilità tra studio folclorico e studio linguistico e quella della estrema varietà grammaticale e lessicale delle parlate siciliane.
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Dettagli

2008
15 maggio 2008
96 p., Brossura
9788838922763

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CarlOrian
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Giuseppe Pitrè, famoso folclorista italiano del secolo scorso, attento e solerte raccoglitore di usi e costumi italiani e particolarmente siciliani, riferisce in un breve intervento sull'Archivio per lo Studio delle Tradizioni Popolari (rivista trimestrale da lui fondata e diretta da S.Salomone Magino, 1880-1909) una curiosa notazione riferentesi alla presenza degli Zingari in Sicilia. (Giuseppe Pitrè, "Gli Zingari in Sicilia", in Archivio per lo studio delle tradizioni popolari, Vol.1, Palermo, pp.292-294, 1882). Si tratta in sostanza di un appunto che si condensa tutto in due paginette dedicate ad alcune considerazioni, in cui-tra le altre cose- si fa riferimento ad un modo particolare di dire proprio siciliano, che merita d'essere esaminato. Dopo aver esposto, in modo abbastanza generico in verità, sulla presenza degli Zingari in Sicilia ed aver constatato che ormai da tempo questi sono scomparsi dalla Regione, afferma comunque che il ricordo del loro stazionamento in quella terra è ancora molto vivo nella tradizione, negli usi e soprattutto nel dialetto palermitano. L'Autore rileva come lo stesso nome di "Zingaro" sia passato nell'idioma popolare per denominare il fabbro-ferraio (tipica occupazione zingara) e come dello stanziamento di questa gente siano rimaste tracce nella toponomastica palermitana. Giuseppe Pitrè sottolinea altresì che nel dialetto siciliano (ma sicuramente non solo in esso) il termine "Zingaro" viene solitamente attribuito a chi va continuamente girovagando e in particolare a chi, nel suo errere per il mondo, abbia anche la capacità di saper predire il futuro. Fin qui il Pitrè non dice niente di strano o per lo meno di nuovo rispetto al livello delle nostre conoscenze sull'argomento, ma subito dopo testimonia un dato assai curioso che non può passare inosservato. Dice infatti testualmente: "Di chi abbia attitudine ad antivedere una cosa, a indovinar la ventura, usa dirsi che manciau mmerda di zingaru"(cioè ha mangiato merda di Zingaro)

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Giuseppe Pitrè

1841, Palermo

Folclorista italiano, fu il più importante raccoglitore e studioso europeo di tradizioni popolari del XIX secolo e, in Italia, il fondatore della scienza folcloristica. Medico di professione, e folklorista per vocazione, sin dagli anni giovanili intraprese un’intensa attività di raccolta di ogni possibile materiale: canti, proverbi, giochi, usanze, indovinelli e soprattutto fiabe. Questo immane sforzo cominciò a concretizzarsi, a partire dal 1870, nella realizzazione di una monumentale opera in 25 volumi, la Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane. Di questa serie fanno parte i quattro volumi di Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani, editi nel 1875 (con lo stesso titolo, per i tipi della Donzelli, è stata pubblicata nel 2013 la traduzione...

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