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Descrizione


"Fratelli" venne pubblicato nel 1978 e diventò subito un caso editoriale. L'autore, noto ispanista, era alla sua prima prova narrativa e le 30.000 copie della tiratura andarono immediatamente esaurite mentre critici come Giorgio Manganelli, Natalia Ginzburg, Alfredo Giuliani lo accolsero come un capolavoro. "Vivo, ormai sono anni, in un vecchio appartamento nel cuore della città, con un fratello ammalato". In una vasta casa di una città imprecisata vivono due fratelli. È il più grande a raccontare, l'altro è affetto da disturbi che riguardano "l'attività del pensiero" che non vengono comunque mai precisati, il ricovero in ospedale, predisposto da anni, "sembra di là da venire". Il rapporto tra i due è tormentato, la comunicazione è difficile, fatta di poche parole, di molti sguardi, silenzi, contatti fisici - il fratello maggiore accudisce l'infermo, lo lava, lo veste, lo segue da una stanza all'altra del grande appartamento, semivuoto di mobili, colmo comunque di ricordi, "arnesi dall'uso incerto" che "interrompono, di tanto in tanto, la sequenza dei vuoti", residui di una intimità familiare ormai perduta.
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Dettagli

2008
13 novembre 2008
180 p., Brossura
9788838923395

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sara_giada
Recensioni: 4/5

uno spaccato di vita. una malattia vista da chi aiuta la persona in difficoltà, i pensieri di chi non vive in prima persona i disagi, ma comunque cerca di capirne ogni sfaccettatura.

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Cristiana
Recensioni: 3/5

La storia di una malattia condivisa in cui è difficile riconoscere i confini tra chi è malato e chi il malato assiste e sostiene; alla base del disagio c'è il silenzio, il vuoto dell’uomo, la cui malattia congenita è la solitudine e ciò vale addirittura di più per il fratello "sano" piuttosto che per il "malato" dato che questi è, a tutti gli effetti, il più capace di relazione. A tratti bello e immaginifico, ma anche ripetitivo, complesso e incostante nonostante le poche pagine. Era piaciuto molto a Natalia Ginsburg che ne aveva sostenuto la pubblicazione e poi ad altri illustri critici, all'epoca della prima pubblicazione, ma a me nonostante tutto non è apparsa una lettura imprescindibile, seppure piacevole.

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Cristiano Cant
Recensioni: 5/5

Una casa enorme che spiazza e inquieta. Sembra un reame avvolto dalla luce coi suoi stanzoni e i lunghi corridoi, e invece lì dentro si consumano insieme la lenta odissea di una malattia e la paziente storia di una dedizione fraterna. Leggiamo il diario di chi assiste, spoglio e sincero oltre ogni sbavatura affettata, tuttavia non privo di quei giochi di amore e di bugia che un simile rapporto inevitabilmente crea: "Ho imparato che bisogna fingere di amare la malattia come qualcosa che ci integra e ci appartiene, alla stregua di un prolungamento insano dei nostri corpi: una cerimonia consacrata dunque, capillare e incessante, un codice casalingo radicato nei nostri gesti". Corrono silenzi infiniti nei quali la parola tenta di leggere o tradurre qualcosa, poi un ghigno improvviso, una levata di sopracciglio o un mormorio strano riaprono quel dizionario di gesti e di dettati come a colmare l'impossibile di una scioltezza verbale, "come dei patti o dei desideri segreti". Ogni tanto si esce, e proprio durante una di queste sortite una donna regala al fratello una mela; ancora una volta partirà disorientamento, un grumo di contrasto che destabilizzerà tutto. Alti e bassi intervallati da atmosfere ricomposte, dissidi e liti poi sedate da un giro di carezza, "una trasparenza simile a un significato intero". Un animo provato che tenta come può, scrivendo, di tessere i lembi disuniti e stinti di ogni ragionamento lucido nel cono di una poetica d'amore, l'idea che il guasto possa comunque chiamare nuova stabilità, nuovo ascolto, sotto la crosta dolorosa di quel convivere giornaliero, "per non ridurre tutto a una pietà sbrigativa". Un'educazione reciproca in sostanza, impotente e presente ogni volta, scostante e dolce. Un libro che è una prova di logoro disagio, ma che è anche compito e sforzo di scendere nelle caverne più buie del taciuto, dell'ignoto, cercando di venirne fuori con la lealtà di chi ha fatto il possibile, un dovere di mani tese, di verità di dono.

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Conosci l'autore

Carmelo Samonà

(Palermo 1926 - Roma 1990) ispanista e scrittore italiano. Insegnò letteratura spagnola nell’università di Roma. Tra i suoi saggi: Studi sul romanzo sentimentale e cortese nella letteratura spagnola del Quattrocento (1960), La letteratura spagnola dal Cid ai Re Cattolici (in collaborazione con A. Varvaro, 1972), L’ippogrifo violento. Studi su Calderon, Lope e Tirso. Esordì come romanziere nel 1978 con una storia di follia, Fratelli, che rivelò un’originale attitudine narrativa e una raffinata perizia stilistica. Seguirono Il custode (1983) e Casa Landau (1990).

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