Lumen

Sarà che sfortunatamente ho letto questo romanzo immediatamente dopo "Intellettuale ad Auschwitz" di Jean Amery, ma mi è parso un libro da spiaggia, un prodotto furbo, fatuo, imbarazzante. Da un punto di vista strettamente letterario non c'è scrittura e, com' stato già osservato, non è un giallo costruito in modo narratologicamente onesto. Il personaggio del naziaristocratico tedesco con studi umanistici può anche essere storicamente plausibile, ma non è plausibile che nella Germania di allora non avesse letto le Eumenidi di Eschilo già al liceo! Forse passava troppo tempo a cavallo. Non capisco come il grande Fredric Jameson possa avere avallato questa roba.

Due casi da risolvere, casomai con uno ci fosse da annoiarsi; un protagonista che dovrebbe essere una figura profonda e tormentata e invece spesso rasenta il ridicolo; uno stile artificioso pieno zeppo di aggettivi e frasi inutilmente roboanti; la Storia, quella vera e terribile, ridotta a sfondo di una vicenda mediocre…quindi? Che libro vorrebbe essere? Un giallo sleale (non vale non condividere in tempo reale con il lettore tutti gli indizi e le elucubrazioni dell’investigatore!) o un superficiale, superficialissimo libro storico (e quale Storia poi, una delle più spaventose in assoluto)? Bho, rimango con il dubbio e con l’amaro in bocca di una lettura priva di un vero significato.

Due indagini per Martin Bora nella Cracovia occupata dai nazisti. Interessante come il resto dei romanzi della Pastor.