La signorina Cormon

Opera tradotta solo di recente , molto interessante e variopinta! Impegnativa perché si fa un po' fatica a seguire il filo per la presenza di parallelismi e riferimenti storico-politici, ma anche molto divertente. I vari personaggi sono meravigliosamente descritti e incarnano una società che non può essere congelata, dimenticata. Il vizio trionfa sempre e comunque. Interessante la postfazione di Pellini.

"L'amore è un falsario che cambia di continuo soldi di rame in luigi d'oro, e che altrettanto spesso ritrasforma i luigi in monete di poco valore". E' una della frasi cardinali del romanzo, il vertice falso di ogni volontà in gioco e di ogni attenta condotta, la sapiente mano adulatrice attorno a un ritratto di donna così fragilmente inetto che quasi finisce per intenerirci. E' un perno fondamentale nell'opera Balzacchiana la connessione fra il sociale e l'individuale, fra il "macroscopico e il microscopico", essenze addentellate da percorsi anche bui, imprecisi, che però alla fine si svelano come specchi della vera anima dei protagonisti. Una zitella agiata contesa da tre uomini: un arrivista mezzo nobile ma accorto e dai modi gentili, un repubblicano buzzurro che si vende ad arte, tremendo simulatore, e un poeta. Gli intuiti possono vagare e scegliere verso chi andrà la sua scelta, a noi resterà dentro la traccia di un capolavoro assoluto carico di sottintesi, allusioni, folate anche sessuali, chiacchiere (che in provincia sono "uguali a sentenze inappellabili") e religiosità quasi ridicola. Perché: "Le stranezze prodotte dalle infermità fisiche si ritrovano ugualmente nell'ordine morale". Questo il passo del romanzo, dove alla carezza incompresa si affiancherà l'artiglio dell'avvoltoio, e il tutto perché non si è riusciti a comprendere la natura umana già nelle sue basi elementari: Del resto, "se v'è stupidità perché non occuparsi delle sventure della stupidità come ci si occupa di quelle del genio? La prima è un elemento sociale infinitamente più abbondante del secondo". Rimangono un fondo di tristezza e di cinismo a disegnare il finale, l'inevitabile a cui conduce certa grettezza d'ambiente, il costume sociale, la maschera. Siamo nella totale morte del valore, distillata qui con maestria consumatissima. Una bancarotta morale, un disastro del gusto, un tonfo immane, un fiasco terribile. Siamo nella Provincia di Balzac, il mondo intero.

Questo romanzo conferma, a mio avviso, la grandezza di Balzac come uno dei primissimi narratori di ogni tempo. Il libro è bellissimo ed è corredato da note e citazione che lo arricchiscono. Un plauso particolare anche alla casa editrice Sellerio che ha offerto a noi lettori questa imperdibile "chicca".