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Anno edizione: 2016
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Il romanzo numero 100 del maestro di Vigàta. Ne L’altro capo del filo attorno al dramma dei migranti che Camilleri racconta scuotendo le nostre coscienze, si muovono i personaggi che conosciamo da sempre.
"Una pagina tira l'altra. Eppure la lettura non può che scorrere con lentezza. C'è troppo dolore, c'è troppa disperazione, nel paesaggio di realtà che si va ad attraversare. Il mare è diventato una enorme fossa comune, il teatro acquatile di una immane tragedia di naufraghi: il quadrante acheronteo di violenze, lo specchio deforme attraversato dai fantasmi di quanti hanno sperato nella salvezza della fuga, sebbene pagata con la spoliazione e con gli abusi, con l'urlo raggelato delle madri e il pianto muto dei bambini che non sanno come decifrare l'orrore che si è disegnato nei loro occhi. Con quanta velocità è concesso di leggere la lentezza della sacra rappresentazione dell'esodo di una umanità straziata, tradita dalla storia e offesa dalle politiche del sospetto e dell'egoismo? A Vigàta, Montalbano è impegnato nella gestione degli sbarchi, nei soccorsi ai migranti, nello smascheramento degli scafisti. Ha la collaborazione del commissariato, di vari volontari, e di due traduttori di madrelingua. Si prodigano tutti. Si sacrificano, tra tenacia e spossatezza. Catarella si intenerisce, si infervora, e mette a disposizione delle operazioni caritatevoli la sua innocente quanto fragorosa rusticità. Il lettore procede, compunto, con il passo del pellegrino. E non si accorge che dietro le pagine si sta armando un romanzo perfettamente misterioso. Persino Montalbano viene colto di sorpresa. L'arrivo felpato del delitto gli dà il soprassalto..." (Salvatore Silvano Nigro)Indice
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Modesto e troppo politicizzato
Giallo o politica? Per buona parte politica, perché ingigantisce i pur gravissimi problemi dei migranti, esasperandoli secondo la visione della sinistra Italiana, che comunque nulla dovrebbero avere a che vedere con Montalbano. Un po’ scarsa anche l’indagine stessa perché deve giostrare intorno alla politica, per avvalorare le tesi dell’autore.
Primi segni di decadenza del grande Andrea Camilleri (di cui ho letto tutto). Due romanzi in uno, slegati : sbarchi di migranti e indagine di polizia. La prima ripetitiva, la seconda banale e senza suspence : per fortuna l'assassino/a alla fine ha scritto una lettera dove spiega i fatti, altrimenti Montalbano non avrebbe potuto arrivare all'altro capo del filo. Tre stelle di stima e prerchè comunque Camilleri, anche senza ispirazione, scrive sempre molto bene (anche se era già cieco).
Recensioni
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«A un certo punto del gomitolo ristò sulo l’autro capo. Allura Montalbano si susì e accomenzò a secutare il filo. Il filo acchianava supra agli scalini e lui se li fici a uno a uno. Ora era arrivato nell’appartamento. Il filo proseguiva lungo tutto il corridoio e po’ girava scomparenno dintra alla porta della càmmara di letto di Elena. Ci trasì. Il filo finiva propio al centro del pavimento, pariva un signali tracciato con il gesso blu. Rinaldo era scomparuto».
Nonostante i suoi 91 anni, Andrea Camilleri si presenta in splendida forma all’appuntamento con il suo romanzo numero 100. Non solo ci ha riservato per questo evento una nuova storia di Montalbano, che è senz’altro il suo personaggio più amato, ma ha voluto regalarci la storia più bella e commovente tra quelle ambientate a Vigàta. Una storia che, di questi tempi secondo noi, è l’unica storia che meriti davvero di essere raccontata, a maggior ragione da chi si affaccia ogni giorno sul Mar di Sicilia.
Salvo Montalbano è alle prese con lo sbarco dei migranti. Arrivano nei barconi tutte le notti e lui e i suoi sono di supporto ad una squadra speciale mandata da Roma per affrontare l’emergenza. Arrivano uomini donne e bambini, a volte i feriti bisogna aspettarli sulla banchina del porto con le ambulanze, a volte sulle barche restano i cadaveri di chi non ce l’ha fatta. Fazio, Mimì Augello e gli altri uomini, compreso Catarella, sono stremati: le notti passano sulla banchina del porto, di giorno si deve garantire il funzionamento del commissariato. Alla fine si decide per stabilire dei turni, ma è comunque straziante affrontare la miseria e il terrore, lottando nello stesso tempo contro chi crede che nascosti in mezzo a loro possano esserci i “nemici dell’Isis”. Montalbano è pensieroso: “insieme a quegli uomini forse stava naufragando il meglio dell’umanità”, gli viene da dire dopo aver conosciuto Meriam e il dottor Osman, immigrati anche loro molti anni prima, due persone dall’umanità splendida, generose, disponibili, che fanno da interpreti all’arrivo dei migranti, che riescono a far dialogare due mondi.
Da queste persone Montalbano apprende l’ascolto, la ricchezza del linguaggio, la profondità di pensiero, la varietà dei profumi, come fosse entrato all’improvviso in un antico bazar orientale. Ed è proprio nel suo bazar, cioè in un atelier di stoffe pregiate provenienti da tutto il Mediterraneo, che conosce Elena, una donna bellissima, dal sorriso aperto e gli occhi accesi dalla passione per il suo lavoro. Elena è la sarta che Livia ha contattato per fargli fare un abito su misura.
Non farà in tempo: Elena verrà uccisa, durante una notte di sbarchi, con 22 colpi di forbice.
Salvo è sconvolto. Mettersi sulle tracce di un omicida passionale in un momento come quello, è una cosa che non gli riesce bene affatto. In questa sua fase matura, Montalbano ama piuttosto osservare, riflettere, cogliere impercettibili particolari. Gli piace prendersi il tempo di seguire il filo dei suoi ragionamenti, che declinano a volte in direzioni inaspettate. Rinaldo, il grosso gatto persiano di Elena, lo porterà all’altro capo del filo, dove un graffio lo attende, previsto e benefico così come era successo durante il suo solito sogno premonitore, che affiora ogni mattina alla vigilia di una nuova indagine.
Con L’altro capo del filo Andrea Camilleri aggiunge alla trama poliziesca il suo manifesto politico, esplicitando, come mai prima, la sua posizione nei confronti dei tempi che stiamo vivendo e il suo sentimento per l’umanità. Leggendo ci commuoviamo, sentiamo tirare il filo della malinconia che ci riporta indietro, ai ricordi, e poi avanti, alla speranza. Come trascinati dalla risacca di un mare che, bene o male, aggiunge sempre qualcosa nelle nostre vite. Anche i corpi intatti dei naufraghi, anche quello.
Recensione di Annalisa Veraldi
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