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Genesi 2, 25 afferma chiaramente ch'i due progenitori erano già nudi della grazia divina ancor prima dell'evento ofitico e delle sue presunte conseguenze, dunque s-graziati e dis-graziati a prescindere dal frutto proibito. La solita protolatrica idealizzazione del passato, l'ipotetico stato di perfezione originaria (che però sarebbe tant'instabile da degenerare nella condizione lapsa), non hanno mai avuto senso. Non c'è mai stata alcun'"irruzione del male nel mondo" poiché il male coesiste da sempre al mondo stesso, perciò il paolino "mysterium iniquitatis" di 2Tes 2, 7 e l'agostiniano "unde malum?" vanno rovesciati nel "mysterium æquitatis" e nell'"unde bonum?": se il bene c'è, allora in cosa consist'e come può essere rintracciato, incrementato, massimizzato? Quale sarebbe la plausibile analogia fra il "malum mundi" e l'"harmonia mundi"? D'altro canto, il mitologema biblico dice più di quanto colga Haag che, preso dalla propria furia iconoclasta, sembra gettar via il bambino assieme all'acqua sporca. Infatti, mentre sottolinea la continuità scritturistica circa l'assenza dei "dona praeternaturalia" rispett'all"arbor mortis" o "lignum scientiae boni et mali" di Gn 2, [9.]17, non si sofferm'affatto sulla discontinuità della perdita d'accesso all'"arbor/lignum vitae" di Gn 2, 9. Fra la grazia della teologia dei doni preternaturali e la pandisgrazia dell'esegesi d'Haag, in Gn 2, 25 si dà il "tertium" dell'essere nudi, sì, ma senza provarne vergogna in virtù d'una grazia originaria che renderebb'Eva (la sensibilità femminea) e Adamo (la "risolutezza" mascolina) refrattari all'esperienza e conoscenza del negativo. Così il concetto di peccat'originale riveduto e corretto avrebb'ancora valore in quanto, partendo dalla condizione preofitica, potrebbe sussistere la chance di passare dalla vit'alla Vita. Uno scart'impressionante in confronto alla sapienza d'Omero e della tragedia greca secondo cui Atropo deriverebbe direttamente da Cloto. S'aprirebbe uno scenario inesplorato.
Estrapolato dal corso di dogmatica "Mysterium salutis" in 12 volumi dove, dal '65 al '76 nell'originale in lingua tedesca e dal '67 al '78 in traduzione italiana, si sono riversat'i contributi di tutt'i teologi che hanno partecipato al Vaticano II vedendolo squalificato a Concilio liturgico/pastorale, è uno dei tanti semi eversivi di quel corso e di quel Concilio che stanno dando frutti dirompenti a decenni (un Giubileo) di distanza, di decantazion'e d'ulteriore approfondimento. Genesi 2, 25 dice chiaramente ch'i due progenitori erano già nudi della grazia divina ancor prima dell'evento ofitico e delle sue presunte conseguenze. Parrebbe l'incipit assoluto della teologia negativa, l'inizio primordiale del nostro destino di dis-grazia. D'altro canto, questo mitologema presentatoci dalla protologia biblica dice pure ch'è in atto un inganno, una qualche menzogna. La solita protolatrica idealizzazione del passato, l'ipotetico stato di perfezione originaria che però sarebbe tant'instabile da degenerare nella condizione lapsa, non ha mai avuto alcun senso. Non c'è mai stata nessuna "irruzione del male nel mondo" poiché il male coesiste da sempre al mondo stesso, il paolino "mysterium iniquitatis" (2 Tessalonicesi 2, 7) e l'agostiniano "unde malum?" vanno rovesciati nel "mysterium æquitatis" e nell'"unde bonum?": se esso c'è, allora dov'è, in cosa consiste, come può essere rintracciato e incrementato? Così, balle dottrinal-magisteriali a parte, non siamo mai stati detentori nemmeno della Verità, essa c'è sempre mancata e quindi non va preso per oro colato manco il suddetto attestato circa la carenza costitutiva di Grazia. I giochi (d'un pelagianesimo materialista e ateo) son'ancor'aperti e resta lecito sperare in un criterio di giudizio non più solo locale bensì globale/universale, che ci dovrebbe permettere d'attingere all'albero della vita secondo le aspettative prospettateci dall'escatologia biblica.
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