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Action Française, Jeunesses Patriotes, Croix de Feu, Cagoule, cotysme , dorgérisme , néos , Parti Populaire Français, Francisme, Légion, Faisceau, per limitarsi alle sigle maggiormente impegnate nella lotta alla Terza Repubblica: universo composito, quello dell'estrema destra francese entre-deux-guerres , e attorno alla cui definizione gli specialisti dibattono da oltre un sessantennio. Non solo per la straordinaria mobilità dei militanti e dei leader, che non esitarono a transitare da un raggruppamento all'altro o a sottoscrivere più adesioni simultaneamente; ma anche a causa della persistenza di un complesso di dottrine e comportamenti politici che, pur minacciando solo episodicamente la tenuta dei governi in carica, spianò la via al maresciallo Pétain: fin dall'immediato secondo dopoguerra, il destino delle ligues degli anni venti e trenta ha costantemente interagito con l'evoluzione delle ricerche sulla Francia di Vichy, in quanto terreno di indagine della genesi, e del radicamento, del regime collaborazionista, della "rivoluzione nazionale" di cui i suoi vertici si fecero paladini, della legislazione antisemita e dei controversi rapporti con il Nuovo ordine nazista, della possibilità o meno, dunque, di identificare un "fascismo alla francese".
Pressoché ignorate dalle attitudini parentetiche che hanno a lungo egemonizzato l'esame degli eventi successivi alla disfatta del 1940; coinvolte nella rivoluzione storiografica inaugurata, nel 1972, dalla pubblicazione di Vichy France di Robert Paxton; protagoniste delle controversie sollevate, nel corso degli anni ottanta, dalla trilogia sulle "origini francesi del fascismo" di Zeev Sternhell, le destre d'oltralpe sono state oggetto - nell'ultimo decennio - di un ulteriore ripensamento interpretativo. I più recenti studi sono in effetti caratterizzati dalla propensione a evidenziare la specificità delle molteplici formazioni che fecero dello slogan ni droite ni gauche uno strumento di identificazione e di mobilitazione, senza tralasciare i legami con Vichy, ma concentrando l'attenzione sui singoli programmi, le devises , le tradizioni politiche di riferimento, come sui meccanismi che sovrintesero alle reciproche e articolate relazioni. Con tale sensibilità critica mi sembra dialogare Daniele Rocca, che per quel che riguarda i gruppi di estrema destra propone un approccio analitico e comparativo; un approccio teso, cioè, a restituirne un quadro d'insieme rispettoso delle analogie e delle differenze, nonché del sostrato condiviso e dei contrasti che non permisero di stipulare l'alleanza necessaria al rovesciamento delle istituzioni repubblicane, e più precisamente all'opera di "ridare" loro "una forma", in cui l'autore individua il significato profondo del rivoluzionarismo nazionalreazionario da essi perseguito.
Ad accomunare la moltitudine di sigle e personalità prese in esame nel volume, vi è il riferimento a una cultura politica situabile tra l'antimaterialismo e il nazionalismo: benché in misura difforme, tutti i movimenti professarono un volontarismo unito a un vitalismo dalle inclinazioni mistiche, un culto della violenza e dell'azione riconducibile all'esaltazione dell'esperienza di guerra, un anti-individualismo spesso sconfinante nella predicazione di un ritorno ai valori del glorioso passato nazionale, primo fra tutti la famiglia, un giovanilismo e un élitismo che si tradussero in un'ossessiva ricerca del capo carismatico, oltre che un antiparlamentarismo dalle tinte populistiche e, insieme, autoritarie. Maggiori divergenze emergono quando si passi a considerarne la dimensione propriamente politica, che l'autore indaga a partire dai manifesti programmatici e gli stili di militanza, le attitudini in politica estera - intesa come formulazione di piani xenofobi, razzisti e imperialisti, e come banco di prova delle disposizioni nei confronti dei fascismi al potere, in primo luogo la Germania hitleriana e l'Italia mussoliniana - e uno stuolo di teorie economiche oscillanti tra fordismo e corporativismo: malgrado le affinità ideologiche, l'estrema destra d'oltralpe si caratterizzò per la coesistenza di tre "anime" distinte, l'ultraconservatrice, la fascista e l'intellettuale, la cui interazione non riuscì a trasformarsi in rassemblement , rappresentando nondimeno un sintomo della crisi repubblicana e un "preludio" a Vichy.
Maddalena Carli
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