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Il fascino oscuro della guerra - Chris Hedges - copertina
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Il fascino oscuro della guerra - Chris Hedges - copertina
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Descrizione


La guerra inebria, dà un obiettivo, una motivazione, una soluzione: Chris Hedges la conosce bene. Per il "New York Times" è stato nei Balcani, in Medio Oriente, in America Centrale e ciò che ha visto lo ha sconvolto: amici, nemici, colleghi intossicati e quasi drogati dallo scontro. Partendo dai classici, da Omero a oggi, in questo libro Hedges affronta una triste verità e un mito antico: il legame d'amore fra gli uomini e la guerra, l'attrazione fatale tra il rischio e la gloria, la seduzione della battaglia e la perversione del conflitto.
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Dettagli

2004
2 settembre 2004
XI-199 p., Brossura
9788842072034

Valutazioni e recensioni

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Roberto
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Un libro straordinario da parte di uno dei protagonisti. L'attrazione fatale tra uomini e conflitti e il confronto con gli eroi negativi della tragedia classica. Un libro che colpisce a fondo e che raggiunge delle vette di lirismo assolute con l'orazione di Catullo per il fratello morto recitata da Hedges sulla tomba di un collega. Grande!!!

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Voce della critica

Corrispondente di guerra per varie e importanti testate giornalistiche, attualmente insegnante di Journalism presso la New York University, Hedges è stato testimone diretto di quasi tutti i principali conflitti internazionali e delle più sanguinose guerre civili che negli ultimi due decenni hanno sconvolto il pianeta. È stato per diversi anni in America Latina, tra il Salvador, il Guatemala, il Nicaragua e la Colombia. Quindi a Gaza e in Cisgiordania all'epoca della prima intifada. Si è spostato in seguito tra il Sudan e lo Yemen, l'Algeria e il Punjab, la Libia e la Romania nei giorni della caduta di Ceausescu. Come inviato del "New York Times" (dal 1990) ha seguito la prima guerra del Golfo, la ribellione dei curdi tra la Turchia sudorientale e l'Iraq settentrionale e, ancora, la tragica parabola delle "guerre jugoslave", in particolare in Bosnia e nel Kosovo.

Il fascino oscuro della guerra è un resoconto sconvolgente e straordinariamente efficace di queste esperienze sul campo. Nello stesso tempo, è un tentativo di spiegare in termini più generali l'incredibile e paradossale forza di attrazione che la guerra continua nonostante tutto a esercitare, di rendere in qualche modo comprensibile la vera e propria "dipendenza" che essa genera negli individui e nelle società che ne sperimentano gli orrori, di mostrare perché e in che senso, come recita il titolo dell'edizione americana, "la guerra è una forza che ci dà un senso", una causa e un fine, una ragione di vivere.

Per rispondere a questi interrogativi - che vengono sollevati non soltanto rispetto a coloro che hanno sperimentato in prima persona la furia della battaglia, l'istinto di uccidere e di seviziare, il potere di vita e di morte su altri uomini e la dipendenza perversa che tutto ciò produce, ma anche in relazione alla specifica war addiction che molto spesso matura nell'esperienza dei reporter di guerra - Hedges utilizza, e talora sovrappone, due diversi registri. Egli mostra come il "fascino della guerra" sia per molti aspetti un prodotto artificiale, un "mito" che viene costruito ad arte dalla stampa, dallo stato, dagli intellettuali e che è quasi sempre alimentato, al prezzo di menzogne e amnesie collettive, dalla "peste del nazionalismo" o, più in generale, dall'invenzione di una "causa" a cui tutto deve essere sacrificato. Nel contempo, l'autore sottolinea come la guerra risponda, alimentandosi di esse, a pulsioni più profonde e ingovernabili. A pulsioni, cioè, che fanno parte, normalmente o in determinate situazioni, della stessa struttura psichica dell'uomo e che sono di volta in volta riconducibili a un prepotente bisogno di "autenticità", che porta a contrapporre (e preferire) l'esperienza esaltante e inebriante della guerra alla banalità, al vuoto e all'insulsaggine della vita quotidiana; all'estasi della violenza e alla seduzione irresistibile che deriva dall'"illimitato potere di distruggere"; al circolo vizioso di perversione e di morte che viene scatenato dall'esperienza del combattimento o dal compito di eseguire violenze e di uccidere; alle conseguenze devastanti che discendono, in guerra, dal collasso di qualsiasi universo morale; oppure ancora, e più in generale, all'eterno braccio di ferro tra Eros e Thanatos, cui Hedges fa riferimento nell'ultimo capitolo del libro.

Sono sufficienti questi argomenti, peraltro già discussi in una ben nota e consolidata letteratura, per capire il "fascino oscuro della guerra" o, addirittura, il "senso" che essa può attribuire all'esistenza umana? Dopo aver letto fino in fondo il libro di Hedges e le sue sconcertanti e talora indigeribili testimonianze dagli inferni delle guerre più recenti - in primo luogo e soprattutto i Balcani, almeno in parte caduti nell'oblio dopo gli attentati dell'11 settembre e le nuove guerre che hanno fatto seguito - è francamente molto difficile esserne persuasi. Risulta invece drammaticamente chiaro in che cosa consiste, e fino a quali estremi può giungere, l'"orrore", spesso colpevolmente omesso, della guerra. Ed è forse questo, come recita il titolo di un altro libro di Hedges, "ciò che ognuno di noi dovrebbe conoscere della guerra" (What every person should know about war, Free Press, 2003).

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La recensione di IBS

La minaccia della guerra è tornata a sconvolgere da vicino la nostra vita quotidiana. Mai come da questo punto di vista sembra che, nella storia dell'uomo, nulla sia cambiato dall'antichità ai nostri giorni: il mito della guerra sopravvive al trascorrere dei secoli. Qual è il rapporto dell'uomo con il conflitto armato? Quali sono i motivi che spingono alla violenza bellica? Che seduzione esercita sull'uomo?
Sono queste le domande a cui risponde il nuovo saggio di Chris Hedges, per quindici anni corrispondente del New York Times e il Dallas Morning News, un uomo che conosce bene l'inferno della guerra e che l'ha raccontata dai principali fronti del pianeta. "Ho imparato molto presto che la guerra crea una sua cultura" - scrive Hedges nell'introduzione. "Ho scritto questo libro per capirla" - aggiunge in un altro passo. "La guerra mette a nudo il potenziale di malvagità che si annida appena sotto la superficie in ciascuno di noi. Ed è per questo che molti, dopo, trovano così difficile parlarne". Hedges non ha questo timore e compie un'analisi accurata del fenomeno, che spazia nel tempo e nei luoghi, dal passato al presente più prossimo, e che trae spunto da esperienze personali oltre che da studi di approfondimento. Ne emerge un ritratto acuto e senza veli della nostra società e dei meccanismi che regolano l'agire degli uomini. Secondo Hedges i conflitti armati esercitano una notevole forza di attrazione: per quanto tremendi e mortali, sono una sorta di "elisir inebriante" una potente "droga"; per molti, possono persino rappresentare "uno scopo, un senso, una ragione di vivere" e questo non solo nelle aree più calde del pianeta e tra i fondamentalisti, ma persino per "le schiere di giovani che vivono nella splendida indolenza e sicurezza del mondo industrializzato". Insomma tra gli uomini e la guerra esiste un legame complesso, un perenne equilibrio tra eros e thanatos, amore e morte. Dall'Iliade all'Odissea, dai conflitti in Salvador e nel Kosovo a quelli in Medio Oriente, il giornalista americano compie un viaggio che si snoda fra ricordi personali e riflessioni su eventi bellici, nazionalismo, distruzione della cultura e della memoria nazionale.
Ben documentato, scritto con linguaggio chiaro e stile che ricorda quello dei reportage giornalistici, il libro si rivolge a tutti coloro che desiderano andare oltre la superficialità di certa informazione e approfondire l'analisi del mondo attuale.
"La guerra rende il mondo comprensibile, come un quadro in bianco e nero. Sospende il pensiero, e soprattutto il pensiero autocritico." In un momento delicato come quello che stiamo vivendo, questo saggio di Chris Hedges ci invita a non cadere nelle sue trappole e a guardarla in faccia nella sua tragica realtà.

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