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L' ammazzabambini. Legge e scienza in un processo di fine Ottocento
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L' ammazzabambini. Legge e scienza in un processo di fine Ottocento - Patrizia Guarnieri - copertina
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ammazzabambini. Legge e scienza in un processo di fine Ottocento

Descrizione


L'istruttoria, le perizie mediche, il dibattimento davanti alla corte, alla giuria popolare e al pubblico avido: un caso giudiziario segnato, fra i primi, dall'intervento della stampa e degli esperti. Di certi crimini, non basta più accertare chi è stato. La gente vuole sapere perché. Attraverso una ricerca minuziosa su fonti ricche, con sapienza narrativa Patrizia Guarnieri mette a confronto voci diverse: i testimoni del paese, le madri delle vittime e i magistrati, i giornalisti, l'imputato, persino alcuni commentatori politici. Ricostruisce la cronaca dei delitti e il processo a Carlino Grandi, che sconvolse l'opinione pubblica e funzionò da banco di prova per le teorie del positivismo, della psichiatria e della nascente antropologia criminale.
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Dettagli

5
2006
9 marzo 2006
IX-244 p., Brossura
9788842079231

Valutazioni e recensioni

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Deneb
Recensioni: 5/5
Libro prezioso.

Un documento che per chi ama la criminologia non può mancare.

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db17_
Recensioni: 5/5

Libro interessante

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Voce della critica

All'inizio del libro compare una fotografia, tratta dall'archivio dello psichiatra Enrico Morselli: vi fa capolino il volto di Callisto Grandi, detto "Carlino", l'"uccisore dei bambini", di professione carradore. Ne aveva uccisi quattro, nel 1875, a Incisa Valdarno, prima di essere denunciato da una quinta vittima, scampata per un soffio: il mistero dei bambini che sparivano era stato così risolto, i corpi erano stati trovati nella bottega di Grandi e "Carlino" aveva confessato. Cosa aveva spinto Grandi all'assassinio era – per citare la requisitoria del sostituto procuratore della corte d'appello di Firenze – "l'odio concepito in generale contro i fanciulli di quel Paese che talvolta lo irridevano per la sua fisica deformità". Durante il processo, a prendere le difese di "Carlino" giunsero alcune delle personalità più illustri dell'emergente psichiatria positivista: Enrico Morselli, Carlo Livi, Francesco Bini. L'uccisore dei bambini – era la tesi di questi ultimi – non era un delinquente, ma un malato mentale. E le prove erano quanto mai evidenti: dalla forma del cranio alle anomalie somatiche, dalla tabe ereditaria alle deformazioni psichiche. Ma la scienza, clamorosamente, uscì sconfitta: Callisto Grandi venne infatti condannato alla casa di forza per vent'anni, all'indennità di ragione, alle spese del giudizio. Uscirà dal carcere nel 1895, per entrare poco dopo in manicomio, e passarci altri sedici anni, fino alla morte, nel 1911: aveva cinquantanove anni e lo descrivevano ormai come un paziente "operoso, docile, innocuo".
Quando uscì, nel 1988, nella collana einaudiana "Microstorie", L'ammazzabambini divenne subito un caso editoriale. La figura di "Carlino" Grandi, quasi un campionario di deformità che pareva uscito dallo studio antropometrico di un alienista, aveva da sempre suscitato l'attenzione dei giornalisti: tra il "Fieramosca", "L'Opinione Nazionale", il "Fanfulla", e soprattutto "La Gazzetta d'Italia" e "La Nazione", era stata tutta una gara per fargli il ritratto. Un fascino che sicuramente attirò anche i recensori alla fine degli anni ottanta. Sulla scia della vicenda raccontata da Patrizia Guarnieri, Rosetta Loy ne rifece, su "Paragone", un vero e proprio racconto. Michele Ranchetti, dalle pagine di "Belfagor", individuò l'esemplarità del caso di Callisto Grandi nella "dimensione teorica di cui i protagonisti sono concetti come norma, scienza, ragione e follia, diritto e morale". Dalle pagine della "Nuova Antologia" Arturo Colombo attualizzò i contenuti del libro, insistendo particolarmente sulla relatività del concetto di devianza: "Quello che mi preme metter subito in luce (al di là delle pretese 'sicurezze', offerte applicando i Codici o misurando i Crani!), è che questa storia di Carlino Ventundita può diventare un esempio-simbolo, validissimo anche per noi, a ricordarci quanto continui a rimanere tremendamente delicato e difficile, nella nostra società contemporanea, il fenomeno della 'devianza', con tutto il suo armamentario di anomalie e di stigmate, che generano 'mostri'". Sull'"Indice" del febbraio 1989 era invece Renzo Villa a sottolineare l'originalità dell'impostazione metodologica adottata da Guarnieri: "Narrando come narra ottiene infatti, con rara efficacia, di mostrarci insieme l'interazione fra i ruoli sociali e i personaggi e la singolarità, l'individualità e specificità dell'impresa peritale. Poiché i documenti preparatori, e i verbali del processo, ci mostrano le dinamiche linguistiche e dei ruoli fra i componenti della scena sociale e giudiziaria, seguita nei minimi (e utili e recuperabili solo attraverso la scelta narrativa compiuta) particolari". Nel 1993, L'ammazzabambini conoscerà anche una traduzione inglese, per Polity Press, con una quarta di copertina che raccoglie i giudizi di Carlo Ginzburg e del celebre storico della medicina Roy Porter.
Alla luce di questo passato non si può dunque che salutare favorevolmente la decisione di Laterza di ripubblicare il libro di Guarnieri a quasi vent'anni dalla prima edizione. Il tempo è infatti passato, ma L'ammazzabambini resiste bene all'età. La freschezza delle sue pagine risiede certamente nel carattere paradigmatico della vicenda trattata: da un lato, infatti, il "caso Grandi" esprime l'antinomia tra libertà e necessità che contrapponeva la scuola classica di diritto e quella positiva, messa a punto da Lombroso, Ferri e Garofalo; dall'altro lato, l'andamento e l'esito del processo preannunciano le future e contraddittorie sorti dell'organicismo positivista. Ma accanto al contenuto, è la potenza narrativa della metodologia adottata da Patrizia Guarnieri a fare di L'ammazzabambini una delle più efficaci conferme di quanto ha recentemente sostenuto Carlo Ginzburg in Il filo e le tracce: "I procedimenti narrativi sono come campi magnetici: provocano domande, e attraggono documenti potenziali".
  Francesco Cassata

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