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La democrazia dei cristiani. Il cattolicesimo politico nell'Italia unita - Pietro Scoppola - copertina
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La democrazia dei cristiani. Il cattolicesimo politico nell'Italia unita - Pietro Scoppola - copertina
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Descrizione


"L'identità politica dei cattolici italiani è ancora una volta un problema aperto: non credo che debbano essere più alla ricerca di una 'loro' democrazia, ma di una forma più alta di democrazia. La democrazia dei cristiani non può più essere una nuova 'democrazia cristiana'. Oggi coincide con la democrazia di tutti; è un impegno a tener viva, anche con la fede, una speranza di civiltà per il nuovo millennio... Ma la democrazia non è autosufficiente. Per recuperare e approfondire il suo tessuto etico di base ha bisogno di nuove aristocrazie, morali, culturali e religiose. La laicità, che è una conquista condivisa, ha bisogno di un'anima religiosa". Intervista a cura di Giuseppe Tognon.
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Dettagli

3
2006
16 febbraio 2006
XIX-229 p., Brossura
9788842080145

Voce della critica

La "democrazia dei cristiani" che costituisce il titolo del libro è - precisa l'autore nelle ultime pagine - la democrazia di tutti, in cui i credenti non possono più pensarsi come "parte" ideologica, una volta conclusa l'esperienza della Dc, ma come elemento animatore capillare, in un dialogo continuo con tutti. Fin da tale evocativo gioco di parole si chiarisce il senso di questo ricco libro-intervista in cui Scoppola reagisce alle domande del più giovane amico Tognon. Si tratta di molto più che un libro di storia. È senz'altro anche una lucida rivisitazione dei quasi cinquant'anni di un percorso di ricerca storiografica di nitida unitarietà. Ed è poi l'appassionata testimonianza autobiografica di un intellettuale civilmente impegnato, che ha sempre concepito il ruolo dello storico nel circuito vivo con l'attualità etica e politica: non a caso Scoppola fa propria una citazione del don Ferrante manzoniano: "La storia senza politica 'è come una guida che cammina, cammina senza nessuno dietro che impari la strada', e così 'butta via i suoi passi'; la politica senza storia è 'uno che cammina senza guida'". Anche per questo è un libro, infine, con aspetti progettuali e propositivi forti, che entrano nell'attualissima discussione sui rapporti cristianesimo-politica-civiltà.
Sul primo fronte, l'intervistato spiega e riassume con grande efficacia le sue tesi, ripresentando in forma sintetica intuizioni frequentemente felici e posizioni storiografiche che sono diventate quasi canoniche. Dal nesso intransigentismo-cattolicesimo liberale alla "crisi modernista", dai rapporti stato-chiesa al ruolo dei cattolici nell'epoca fascista, fino alla storia repubblicana (gli studi su De Gasperi, sulla "nuova cristianità perduta" e poi lo studio complessivo sulla "repubblica dei partiti"). Qua e là ci sono anche sensibili revisioni: sembra rilevante soprattutto una rivisitazione del giudizio sulla cultura cattolica sotto il fascismo in cui si ammorbidisce la precedente severa critica, con una considerazione maggiore degli elementi di riserva crescente verso il totalitarismo, che alla fine avrebbero generato una coscienza popolare lontana dal bellicismo di regime e spazi di umanità nella stessa guerra civile. Insomma, un sottofondo etico che si sarebbe quindi rivelato necessario e decisivo per la ricostruzione e in fondo per la stessa vicenda costituente. Riflettendo ricerche recenti, tali spunti rischiano forse di andare addirittura oltre un auspicato riequilibrio.
Dal punto di vista politico e politico-ecclesiale, Scoppola riflette sulla vicenda dei "cattolici per il no" al referendum sul divorzio, sul convegno "Evangelizzazione e promozione umana" e sulla parabola della Lega democratica, arrivando fino ai referendum elettorali dei primi anni novanta e alla genesi dell'Ulivo. Di rilievo le pagine sull'esperienza del cosiddetto "rinnovamento democristiano" degli anni ottanta (che vide Scoppola impegnato nell'"assemblea degli esterni" e poi, per una legislatura, come senatore indipendente eletto nelle liste democristiane), con una coraggiosa apertura critica verso questo tentativo, giudicato retrospettivamente "ai limiti dell'impraticabile".

Guido Formigoni

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