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Alcide De Gasperi è stato per metà della sua vita, dalla nascita nel 1881 all'annessione del Trentino all'Italia nel 1918, suddito dell'impero austroungarico. Questo dato biografico gli è stato spesso rinfacciato negli anni del secondo dopoguerra. Da destra si sono arbitrariamente individuate nella sua esperienza giovanile le presunte prove di una scarsa sensibilità al sentimento nazionale italiano. Da sinistra il suo legame con l'Austria è stato letto come un elemento di inaffidabilità democratica. In occasione delle elezioni del 18 aprile 1948, quando contro Togliatti fu inventato l'epiteto di "compagno Togliattov", i comunisti attribuirono a De Gasperi quello di "von der Gasperi". Queste forme di ostilità per il De Gasperi austriaco hanno avuto per molto tempo un contraccolpo negativo sugli studi dedicati allo statista trentino, mettendo in ombra una parte consistente della sua biografia, certamente utile, invece, per comprendere la complessità del personaggio. Spetta a Stefano Trinchese, che ha colmato le lacune della pur pregevolissima biografia di Piero Craveri (il Mulino, 2006; cfr. "L'Indice", 2007, n. 4), l'indubbio merito di aver scavato in profondità, attraverso lo studio di una ricca documentazione inedita, nei primi quarant'anni dell'"altro De Gasperi", individuando importanti nessi di continuità e discontinuità con il De Gasperi del secondo dopoguerra. Se, infatti, l'autore colloca le origini culturali dell'europeismo degasperiano nell'idea di "nazionalità positiva" maturata durante le esperienze giovanili, dall'altro lato la concezione democratica del De Gasperi dell'impero appare ancora elitaria e ottocentesca, e non resisterà agli urti del primo dopoguerra e all'avvento dei fascismi. Francesco Cassata
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