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In questo libretto Stefano Bartezzaghi si interroga su cosa sia la creatività, parole d'ordine e forse ideale malinteso e sopravvalutato del nostro vivere contemporaneo. Con riferimento principale alla creatività nell'uso delle parole - i capitoletti centrali sono dedicati ai giochi linguistici, distinti in tre livelli -, Bartezzaghi cerca di venire a capo di questa dimensione così presente eppure così sfuggente, avvalendosi anche dell'aiuto virtuale di molti artisti/pensatori: dalle idee di Hofstadter sugli ambigrammi alle creazioni di Bruno Munari. Una lettura piacevolissima e, come spesso accade con i libri di Bartezzaghi, insospettabilmente illuminante.
Ampliamento della conferenza che Stefano Bartezzaghi tenne la scorsa estate al Festival della mente di Sarzana, questo libretto ha come sottotitolo "Contro la mitologia della creatività". Eh sì, perché la creatività, anzi la "creatività" tra virgolette, è una brutta bestia e non è certo facilmente catalogabile. Per Bartezzaghi, come del resto per molti, la "creatività" nasce dall'aggiunta di uno o più vincoli ulteriori; ma soprattutto occorre che un problema sia risolto in modo nuovo e la soluzione sia percepita come la parte più importante. Per questo motivo un creativo deve avere conoscenza approfondita della materia e abilità nel manipolarla: oserei dire in anglofrancese "créatif, i.e. craft". Il tutto viene piacevolmente esposto nelle poco più di cento pagine nel solito stile divagante di Stefano, che raccoglie di tutto (e si vede che ha la mia età. È solo la nostra generazione che può ricordarsi del Trio Reno con uno che diceva "Motociclista" e gli altri che lo rimbeccavano: "O moto, o ciclista!") Oltre all'enigmistica, si va da Dante a Marcello Marchesi, da Rodari a Munari, da Escher con le sue opere figura/sfondo a Douglas Hofstadter con i suoi ambigrammi, che portano a un altro punto fondamentale: la "creatività" è l'avere contemporaneamente due sensi, l'opposto insomma del "senza senso" - che è ben diverso dal nonsense - rispetto a quello che si fa di solito. Consigliato.
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