Scritture a perdere. La letteratura negli anni zero

Un buon saggio sulla letteratura italiana dell’estrema contemporaneità, scritto in maniera impeccabile ma che risente - ahimè - dell’influsso negativo dell’ideologia e dell’argomentazione fallace. Altro punto debole è l’eccessivo focus sull’aspetto sociologico e antropologico, che rende la questione letteraria quasi secondaria. Nel complesso, però, una lettura molto positiva.

Credo che questo testo sia un fondamento per la critica contemporanea. Per quanto il punto di vista di Ferroni sui suoi tempi sia estremamente disfattista, il punto di partenza del libro è attualissimo ancora nel 2019 e centra in pieno il problema della letteratura attuale. Ci sono fenomeni di massa, trend, mode, ma non c’è una cultura condivisa, non c’è condivisione (che sia letteratura, cinema, televisione), perché manca la base di una generazione (o più generazioni) che si riconoscono in un prodotto, in un’epoca, in un’espressione. L’espressione stessa della generazione, forse, è proprio il nulla, come le prospettive dei diretti interessati. Manca la condivisione che è alla base della critica, della costruzione di un bagaglio culturale comune.

Più che mai indispensabile per comprendere appieno la deriva vuota e narcisistica della narrativa italiana contemporanea, da Margaret Mazzantini a Tiziano Scarpa, da Alessandro Baricco a Paolo Giordano.