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Anche voi foste stranieri. L'immigrazione, la Chiesa e la società italiana - Antonio Sciortino - copertina
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Anche voi foste stranieri. L'immigrazione, la Chiesa e la società italiana
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Descrizione


L'immigrazione costituisce una risorsa preziosa per l'Italia: in questo libro troviamo tutte le cifre del contributo al benessere del Paese. E le tante storie del lavoro di persone che occupano i più diversi settori produttivi. Ma anche tante storie di sfruttamento, emarginazione e discriminazione. Purtroppo alimentate da prese di posizione di una parte della classe politica: la Lega ma anche a volte lo stesso Presidente del Consiglio Berlusconi. Contro questa ondata xenofoba, Don Sciortino ha condotto negli ultimi anni una vibrante e argomentata campagna di opinione sul settimanale che dirige, il più venduto nell'ambito cattolico. Campagna che ha provocato accese discussioni e attacchi anche violenti, per il modo chiaro e netto in cui Sciortino ha affrontato il tema. Come fa anche in questo libro, ricco di storie e personaggi, che documenta l'intero spettro delle posizioni assunte dalla Chiesa, da quelle del Papa agli interventi dei missionari.
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Dettagli

2010
6 maggio 2010
175 p., Brossura
9788842093169

Voce della critica

In questo volume Antonio Sciortino affronta un problema centrale della vita dell'Italia contemporanea: la questione dell'imponente ondata di immigrazione. L'autore, direttore di "Famiglia cristiana", fa ampio ricorso ad articoli, interviste e dossier pubblicati negli ultimi anni sul settimanale dei paolini, e ancora a fonti statistiche, ricerche e contributi bibliografici su questo o quell'aspetto dell'impegnativa tematica. Al centro delle riflessioni proposte nel volume la lucida consapevolezza che intorno all'immigrazione si svolge una sfida nella quale è in gioco il modello della società italiana per i prossimi decenni. Due le possibili opzioni: l'una caratterizzata dall'arroccamento a difesa dei privilegi degli italiani "di sangue", dalla paura nei confronti di chi è portatore di un'identità culturale e religiosa diversa dalla propria, sempre più apertamente incline a ricorrere a misure discriminatorie nei confronti degli immigrati, opzione "cavalcata" a fini elettoralistici da forze politiche (Lega nord e Pdl) tese a sfruttare ideologicamente le difficoltà dell'integrazione e le pulsioni xenofobe contro gli stranieri; l'altra impegnata faticosamente a favorire in modo guidato e misurato, ma senza tentennamenti, la transizione dalla multiculturalità all'interculturalità, che in varie zone d'Italia è già il presente della società.
La chiara esposizione di Sciortino denuncia senza reticenze quanto si sia spinta drammaticamente in avanti la deriva xenofoba nel paese, soprattutto a causa delle scelte compiute in questo campo dall'ultimo governo Berlusconi, in particolare attraverso il varo del "pacchetto sicurezza" nel 2009 e l'introduzione del reato di immigrazione clandestina. Ne sono toccate disposizioni di legge sull'immigrazione che finiscono per violare i diritti umani fondamentali, pratiche burocratiche che regolano – ma sarebbe più corretto dire, come segnala l'autore, limitano e in non piccola misura ostacolano – l'inserimento degli immigrati nella società italiana, ordinanze più o meno gravemente caratterizzate da limitazioni dei diritti e degli spazi concessi agli stranieri, discriminazioni salariali e sindacali, per arrivare perfino a forme di "razzismo gastronomico" a tutela della cucina locale, che dovrebbero muovere al sorriso se non fossero l'esito concreto di disposizioni assunte da alcune amministrazioni locali.
Il volume non tace il problema delle laceranti contraddizioni che segnano lo stesso cattolicesimo, diviso tra i non pochi vescovi, preti, e organizzazioni laicali impegnate nel favorire in mille modi l'accoglienza degli immigrati, nel prestare assistenza, mezzi, occasioni di inserimento nella società italiana, e altri preti e numerosi cattolici che si battono per la difesa di un concetto di italianità rigido ed esclusivo, che ha uno dei capisaldi nell'affermazione identitaria di un cattolicesimo culturalmente conservatore e tendente al tradizionalismo sul piano religioso. Rimane invece più in ombra, nel volume, l'apporto che proviene dagli ambienti non cattolici – religiosi o laici che siano – all'accoglienza degli immigrati.
L'autore insiste sulla disinformazione e le deformazioni di immagini create dai media attorno agli immigrati, ridotti a stereotipi (a partire dall'equazione che ne fa potenziali delinquenti, smentita da Sciortino dati alla mano), e sulla necessità che una nuova cultura supporti non solo gli stranieri, che spesso giungono nel nostro paese per sottrarsi a miseria, condizioni di vita disumane, persecuzioni politiche, ma anche gli stessi italiani chiamati all'accoglienza. In questo senso, non poche pagine del volume presentano spunti di riflessione, a partire dalla rapida ed emotivamente partecipata presentazione di alcune delle esperienze di accoglienza più significative sviluppatesi in questi anni e attraverso la presentazione – frutto non di una mera enunciazione, ma di un'esposizione documentata – dell'immigrazione come ricchezza per l'Italia: sul piano demografico, economico, culturale, ma anche antropologico e religioso. Senza alcuna ingenuità, che non reggerebbe alla prova della realtà, Sciortino non nasconde le difficoltà dell'impetuoso processo in corso e ne racconta opportunamente (quando possibile a partire dalla voce dei protagonisti) riuscite e fallimenti. Ma proprio per i suoi molti e importanti "vantaggi" per il paese, oltre che – nell'ottica cristiana dell'autore – per l'insopprimibile appello all'accoglienza che caratterizza il messaggio evangelico, raccomanda una svolta della politica e della società allo scopo di rendere meno difficile trasformare sempre di più l'immigrazione in una straordinaria occasione positiva, superando l'ambiguità del ricorso agli stranieri soltanto per sorreggere un sistema-paese in grave difficoltà, senza permettere loro di ottenere quella cittadinanza, di diritto e di fatto, che diventa il necessario requisito, dovuto loro, perché possano pienamente inserirsi nell'Italia del nuovo secolo.
Giovanni Vian

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