La lettera rubata

Letto per l'importanza dei racconti con Dupin nella storia della letteratura investigativa, ma le disquisizioni su matematica e metafisica sono tutt'altro che scorrevoli. Sarebbe stato utile tradurre in nota le locuzioni latine e le citazioni francesi.

Giallo “politico” nodale e magistrale nella sua prosa limpida, scorrevole e raffinata, “La Lettera Rubata” è l’ironica e laconica storia d’un furto ordinario e verosimile ai danni di un ministro francese. Sottile, geniale e graffiante nel suo intreccio reale e realistico, è incentrata e dominata quasi ad amussim dall’eclettica, savia e ispirata intelligentia del sempre abile, ferrato e risolutivo Auguste Dupin, precursore ad hoc di Sherlock Holmes, con le sue straordinarie capacità analitiche, con il suo intuito fine e talentuoso e con le sue idee sempre in grado di sbrogliare intricate matasse e di dipanare situazioni complicate e complesse come il Labirinto di Cnosso. Particolare e caratteristico per il setting in cui si svolgono le vicende (la biblioteca di Dupin), intrigante e peculiare nei narratori-interni (i personaggi e non l’autore con un’asettica e statica prima o terza persona) e beffardo e pungente come la satira più caustica, salace e velenosa nel finale logico e calzante di un caso semplice, ma apparentemente irrisolvibile, “La Lettera Rubata” è, pur senza spargimenti di sangue, violenza, sparatoie e inseguimenti ad effetto, un classico del genere investigativo tout court, una lettura consigliatissima per chi ama gli intrighi e le indagini e dire, alla fine di tutto, un ad umbra lume che sa di stupore e di meraviglia.

La capacità di Auguste Dupin è la prima descrizione del pensiero laterale o forse De Bono si è ispirato a Poe ?.