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Schönberg e Stravinsky. Storia di un'amicizia mancata
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Schönberg e Stravinsky. Storia di un'amicizia mancata - Enzo Restagno - copertina
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Schönberg e Stravinsky. Storia di un'amicizia mancata

Descrizione


Nella loro vita non breve Schönberg e Stravinsky si incontrarono una sola volta, nel 1912, alla Krolloper di Berlino: fu uno scambio cordiale e pieno di stima, perché da una parte c'era "Petruska" e dall'altra il "Pierrot lunaire", che qualche giorno dopo Igor avrebbe ascoltato alla Choralion Saal. Passarono gli anni e i due divennero, sia pure con caratteristiche diverse, celebrità, ma non si incontrarono mai più. Si sfiorarono spesso, si intravidero da lontano, ma i contatti si ridussero a qualche dichiarazione un po' maliziosa, amplificata dai giornali e trasformata in opposizione radicale da seguaci ed esegeti. Oggi la storia di questi due geniali musicisti, che in fondo si sono sempre apprezzati, merita di essere raccontata in maniera più oggettiva. Le loro vicende si svolsero prima a Vienna, San Pietroburgo, Berlino, Parigi, poi a New York, Los Angeles, nel mondo intero. Su questi scenari antichi e moderni risuonano, come voci di un coro, le testimonianze di Richard Strauss, Busoni, Hofmannsthal, Kandinskij, Zweig, Rilke, Werfel, Thomas Mann, Rimskij-Korsakov, Diaghilev, Debussy, Picasso, Gide, Valéry, Auden... Musica, pittura, architettura, poesia e meditazioni religiose si propagano fra queste pagine come echi profondi degli scenari dell'esilio, dell'impatto con nuove realtà sociali, delle persecuzioni razziali, della guerra.
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Dettagli

2014
24 aprile 2014
451 p., ill. , Brossura
9788842818786

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Gian
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Bel libro che racconta anche in maniera un po' romanzata il filo conduttore che lega la vita artistica e non, dei due tra i più importanti compositori del secolo scorso

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Voce della critica

Enzo Restagno è profondo conoscitore del Novecento musicale e nella sua attività di storico, critico e organizzatore musicale si è sempre rivolto al grande pubblico: basti ricordare la serie di volumi che ha curato per Edt sui maggiori autori contemporanei, tra cui Luigi Nono, György Ligeti, Arvo Pärt, Sofia Gubajdulina e Steve Reich, e la programmazione che ha proposto in ventotto anni di direzione artistica di Torino (poi MITO) Settembre Musica. Così anche il libro Schönberg e Stravinsky, che ora pubblica con Il Saggiatore, da un lato indaga approfonditamente l'opera delle due pietre miliari della musica del secolo scorso, dall'altro accompagna il lettore quasi come in un romanzo storico. L'idea che sta dietro a questo libro lo rende appassionante: la vita è fatta di incontri. Il principio per cui i fatti e le esperienze che caratterizzano l'esistenza di ciascuno di noi sono determinati e influenzati da coloro con cui veniamo in contatto e da come noi sviluppiamo le relazioni con le persone, gli eventi e gli interessi da questi suscitati, è tratto proprio da un progetto di autobiografia di Schönberg. Restagno va un po' oltre: le vite considerate qui sono due e gli incontri sono sia reali sia mancati. L'autore ricongiunge le due metà del mondo della musica del Novecento e buona parte della trama è intessuta su occasioni di incontro sfiorate. Tra curiose coincidenze e contrapposizioni tra i due montate in realtà da altri, si staglia l'impossibile amicizia del sottotitolo. Incontri vuol dire pure circoli artistici e letterari e dunque lo studio si estende anche alle comunità che intorno ai nostri producono e vivono di musica e più in generale di arte. Il libro percorre infatti le vite parallele dei due compositori trasgressivi per eccellenza, coloro che hanno messo le basi per il linguaggio musicale di tutto il secolo, e allo stesso tempo le storie di due mondi musicali, che si aprono nella Vienna e nella San Pietroburgo di inizio secolo e successivamente si svolgono e s'incrociano, sotto gli occhi dei protagonisti, in altri luoghi, quali Venezia, Parigi, gli Stati Uniti. In questa logica, ci s'imbatte in personaggi chiave del tempo, tra cui ad esempio Vladimir Rimskij-Korsakov, Claude Debussy e Richard Strauss, a fianco di Rainer Maria Rilke, Serge Diaghilev, Adolf Loos, Otto Wagner, Gustav Klimt, Vasilij Kandinskij, Pablo Picasso. Alcune pitture di questi ultimi sono illustrate nel bell'apparato iconografico a colori al centro del libro, a sottolineare la vicinanza di spirito ed espressione con l'uno o l'altro dei nostri; altre compaiono tra le immagini in bianco e nero che corredano il testo, insieme a fotografie notevoli di luoghi significativi e persone di famiglia. Arnold Schönberg e Igor Stravinsky s'incontrano effettivamente più volte in un soggiorno a Berlino in occasione della mondanissima rappresentazione di Petruška con i Ballets Russes di Diaghilev, il 4 dicembre 1912 alla Krolloper di Berlino; in scena lo straordinario Vaslav Nijinsky, tra il pubblico il Kaiser Guglielmo II e l'imperatrice. Qualche giorno dopo si rivedono alla Choralion-Saal per assistere al Pierrot lunaire. Svariati scritti testimoniano che ne nasce un rapporto di reciproca e sincera stima. Stravinsky definisce Schönberg un genio, Schönberg fa eseguire a Vienna per anni musiche di Stravinky, ma dagli anni venti le loro strade divergono. Schönberg soffre la distanza del pubblico e per qualche anno non scrive musica, mentre Stravinsky incomincia la sua fase neoclassica. La concezione seriale dell'uno, rigorosa, poco ha a che fare con quella dell'altro, quasi armonica. Le analogie nelle loro vite sono ricorrenti, a partire dal 1913, l'anno dei due grandi scandali: il concerto tenuto da Schönberg il 31 marzo al Musikverein di Vienna, sul podio a dirigere i Sei pezzi op.6 di Anton Webern, quattro dei Sei Lieder op. 13 di Alexander von Zemlinsky, la sua Kammersymphonie op. 9, due dei cinque Altenberg Lieder op. 4 di Alban Berg e teoricamente anche i Kindertotenlieder di Gustav Mahler, che in realtà non poterono poi essere eseguiti per via della tempetosa reazione del pubblico, e la celebre Prima della Sagra della Primavera, il 29 maggio 1913 al Théâtre des Champs Elysées di Parigi. Tra i temi più evidenti che li accomunano in seguito sono il periodo intensamente dedicato al sacro (che culmina da un lato in una grandiosa e vibrante Sinfonia dei Salmi e dall'altro in un complesso e incompiuto progetto di oratorio intorno alla Séraphîta di Honoré de Balzac) e l'emigrazione in America, che per Schönberg significa già dal 1933 esilio forzato, mentre per Stravinsky, già meta di fastose tournée, diventa luogo dove trasferirsi stabilmente nel 1940. Naturalmente, a contatto con Los Angeles, Chicago, New York e Boston e interlocutori quali Walt Disney, Charlie Chaplin, Kurt Weill e Thomas Mann, la musica prende nuove forme. Stravinky fa anche a tempo a vivere gloriosamente gli anni cinquanta e sessanta e a tornare in Europa.   Ricciarda Belgiojoso

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