Gadda ossia Quando il linguaggio non va in vacanza

Cosa garantisce che le cose stiano esattamente come sostiene Agosti in questo impagabile lavoro esegetico, se non l'argomentazione stringente e disponibilissima? Gadda ha davvero optato per la propria dissipazione, sua e del narratore, perché fermentasse indisturbato il pasticciaccio della vita? Una lettura ben concepita e proficua.

Gadda viene ormai considerato uno dei più grandi scrittori del Novecento; anzi, uno dei più grandi scrittori della letteratura italiana. Ma come mai? Ancora oggi, purtroppo, rimane capitale accumulato da accademici che devono scrivere il progetto di dottorato o che devono piazzare la battuta giusta durante l’aperitivo; a scuola no, non se ne parla: troppo difficile, poi alla seconda metà del Novecento il programma manco ci arriva. Eppure basterebbe leggersi un saggio breve come questo di Agosti per passare da un consumo vistoso a una sua lettura appassionata: con un’oltranza unica, Gadda ha tentato l’impossibile del linguaggio, cioè la sua estroflessione sul Reale attraverso la pratica della sua molteplicità e stratificazione. Come Agosti dimostra in un passaggio critico acutissimo, questa estrema sensibilità mimetica verso le contraddizioni insanabili del mondo è un’eredità di Manzoni, altro gigante che la scuola cerca tuttora di sabotare. Solo con questo saggio ci sarebbe da scardinare decenni di insegnamento: figuriamoci se gli insegnanti leggessero davvero i Promessi Sposi cosa succederebbe.