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L’argomento centrale del volume, l’ecstasy, richiama tutta una problematica collegata al disagio giovanile ed è anche la punta dell’iceberg dei problemi della nostra società. Se i giovani sentono il bisogno di crearsi artificialmente particolari stati d’animo questo vuol dire che la nostra società li spinge ad evadere dalla realtà; forse perché quest’ultima si presenta oppressiva e insopportabile per chi non è stato educato ad amministrare i rischi e i dolori del quotidiano. Veramente sarebbe il confronto maturo con la sofferenza e con il rischio a offrire le basi per il principio del piacere e non il piacere in sé. La droga può essere analizzata in base a tre dimensioni: i bisogni, il mercato e il controllo. I bisogni sono frustrati e dirottati dalla droga stessa in semplici desideri fino a perdersi nell’astinenza; il mercato si organizza sempre più in modo capillare mosso dal bisogno del profitto; il controllo, tanto necessario quanto insufficiente, si occupa spesso della repressione piuttosto che della prevenzione. La ricerca di Lai Guaita riesce ad analizzare, nel contesto sardo, queste tre dimensioni. I bisogni sono presi in considerazione soprattutto nel capitolo quarto (la famiglia), nel quinto (l’esperienza delle nuove droghe) e nell’appendice I (Uno studio di follow-up su 545 eroinomani ammessi in comunità residenziale tra il 1980 e il 1992). Il mercato è analizzato nel primo (il fenomeno droga tra passato e presente), secondo (la tossicodipendenza in Sardegna) e terzo (la tossicodipendenza giovanile: le droghe di maggior uso) Il controllo sociale è analizzato nella dimensione più interessante, quella della prevenzione e del recupero. L’A. non entra tanto nella questione del controllo del traffico in sé. L’analisi si concentra sui servizi pubblici e su quelli privati di prevenzione e recupero della tossicodipendenza. Si tratta di una ricerca valida e consistente nel contenuto e nella attualità. Buono come testo nelle università, per gli operatori sociali e socio-educativi.
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