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E uno dei libri più belli che abbia letto negli ultimi anni , mi e piaciuto moltissimo! La scrittura e scorrevole , concetti veramente difficili spiegati con una naturalezza e una semplicità fuori dal comune. Raga tanta roba!
Recensioni
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La metafisica è una branca della filosofia che per lungo tempo non ha goduto di buona stampa, stretta tra le condanne di insignificanza del neopositivismo di rigida osservanza e i proclami di superamento di stampo heideggeriano. Ma naturalmente è sopravvissuta, come gran parte delle cose che vengono periodicamente dichiarate morte. All'interno della cosiddetta filosofia analitica si sono sviluppati molti filoni di interesse per la metafisica (o per l'ontologia, come talvolta si dice: i rapporti tra i due termini non sono assestati in modo univoco): uno di questi ha avuto origine dalla nozione quiniana di impegno ontologico, uno dal concetto di truth-maker (utilizzato soprattutto dalla scuola australiana, ma anche da chi si rifà alla filosofia austriaca di derivazione meinongiana), uno affonda le radici direttamente nel neopositivismo (si tratta del filone che fa capo a Gustav Bergmann, ontologo che in gioventù aveva fatto parte del Circolo di Vienna).
Tra gli altri temi al centro dell'attenzione vi è poi quello degli eventi, che costituisce uno dei nuclei intorno alla University di New York). Punto di partenza della discussione è: che cosa dovremmo includere in un catalogo completo del mondo? (una variante della domanda di Quine: che cosa c'è?). Tale domanda solleva naturalmente una varietà di questioni: di quali tipi di oggetti possiamo dire che esistano? Solo gli oggetti concreti, materiali, o anche oggetti astratti come i numeri, le proprietà, le figure geometriche? E in che senso si può dire che queste categorie di oggetti esistano? Inoltre, quali sono i criteri di identità che dobbiamo seguire nel redigere il nostro catalogo? Per esempio, una sinfonia deve essere considerata come un type, cioè come un'entità di cui ha senso dire che ne abbiamo ascoltato due esecuzioni diverse, oppure deve essere considerata come un token, ovvero come un'entità tale per cui ogni singola esecuzione conta per una? L'evento costituito dall'uccisione di Giulio Cesare è lo stesso evento costituito dall'uccisione di Giulio Cesare per mezzo di un pugnale, o si tratta di due eventi distinti? Un panino costituisce la stessa entità dell'aggregato pane + prosciutto, o c'è qualcosa di più, così che in un catalogo completo dell'universo, una volta elencati il pane e il prosciutto, dobbiamo ancora aggiungere il panino? Il filosofo moltiplicatore tende a sostenere che il panino conta come un'entità ulteriore rispetto al pane e al prosciutto; il filosofo unificatore tende invece a sostenere che conteggiare il panino come un'entità supplementare darebbe origine a un doppione superfluo nel nostro catalogo, che già comprende il pane e il prosciutto. Il conflitto tra la tendenza moltiplicatrice e quella unificatrice scorre lungo gran parte del libro. Molti sono gli argomenti, spesso di natura linguistica, che possono essere addotti a favore dell'una o dell'altra soluzione, e Varzi si sforza sempre di offrire un quadro il più possibile ampio del dibattito in corso, senza però rinunciare a far trasparire le proprie preferenze.
Parole, oggetti, eventi costituisce dunque nel complesso un'introduzione ad alcuni dei principali problemi dell'ontologia così come viene praticata nella tradizione della filosofia analitica, con un'attenzione particolare per la nozione di evento e per i criteri di identità (ma un capitolo è dedicato anche al venerando problema dell'esistenza degli universali, trattato con una certa ampiezza). Da un punto di vista didattico il libro è decisamente ben riuscito: anche se il livello della discussione è tutt'altro che elementare, il testo è sempre assai comprensibile e scorrevole. Sarebbe però riduttivo ritenere che quelli didattici siano gli unici meriti del libro di Varzi, la cui lettura è certamente stimolante anche per chi di questi argomenti possieda già una certa conoscenza.
Guido Bonino
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