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Mai come negli ultimi mesi erano apparse così chiaramente le contraddizioni del calcio. Crisi finanziaria e nuove spese folli. Nesta al Milan. Cannavaro e Crespo all'Inter. Di Vaio alla Juventus. Milioni di euro spesi per la campagna acquisti. Nuovi "stipendi" da sostenere. E nel contempo bilanci quasi regolarmente in rosso. Il volume di Vittorio Malagutti inviato del "Corriere della sera" ricostruisce alcuni aspetti dei complessi rapporti tra calcio affari e politica nell'ultimo decennio. A partire dal "gigantismo" milanista dei primi anni novanta sovvenzionato dal gruppo Fininvest con oltre cento miliardi di lire. La squadra di Berlusconi divenne il modello vincente del turn over esasperato e delle "rose" allargate. Fu in quello scenario che nel '92 all'alba di Mani Pulite il presidente del Torino Borsano imprenditore socialista poi condannato per bancarotta fraudolenta e falso in bilancio ricevette miliardi provenienti secondo la Procura di Milano da fondi neri della Fininvest per la cessione al Milan del giocatore Lentini. Giunse poi il tempo della Lazio. Grandi campioni. Scudetto nel '99. Nel '97 il presidente del club Cragnotti ricevette anticipi dalle banche. Ottenne poi nuova liquidità dalla quotazione della squadra in borsa. Ma in entrambe le circostanze il denaro venne dirottato in massima parte nelle casse della Cirio controllata dallo stesso Cragnotti. Infine la débâcle finanziaria della Lazio con un indebitamento nel marzo 2002 di 85 milioni di euro. I numeri non danno scampo neppure all'Inter. Spese doppie rispetto agli incassi. Nella sola stagione 2001-02 una ricapitalizzazione di 250 miliardi di lire per evitare il tracollo. Ciononostante la società di Moratti e Tronchetti Provera continua a essere "un carrozzone popolato da oltre 40 giocatori tra cui alcuni dei più costosi del pianeta". E a perdere soldi.
Giovanni Borgognone
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