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Descrizione


A 23 anni, nel 1776, il riminese Aurelio De' Giorgi Bertola, allora monaco olivetano a Siena, pubblica a proprie spese un libretto proibito, naturalmente anonimo. Si tratta di un piccolo capolavoro che esplora l'immaginario dell'eros e dispiega una implicita teoria del piacere, della seduzione, del desiderio, che va anche al di là del tema amoroso. Il libretto avrà una grande fortuna e, ristampato numerose volte anche dopo la morte dell'autore (1798), unitamente alle prose saggistiche, alle altre poesie, alle lettere e ai diari di viaggio di Bertola, influenzerà gli scrittori soprattutto delle nuove generazioni: fra i più autonomamente ricettivi, Foscolo e Leopardi. Inspiegabilmente disertato dalla metà dell'Ottocento, ignorato nel Novecento, rappresenta oggi una delle prove di particolare vitalità della letteratura del Settecento, sia nei suoi rapporti con la letteratura europea sia come momento di svolta rispetto alla poesia melica e alla produzione arcadica.
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Dettagli

2003
16 maggio 2003
Libro universitario
152 p.
9788843026340
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Indice

Introduzione. Immagini di seduzione del Settecento, di L. Tassoni Avvertenza - RIME E PROSE PROIBITE [Premessa] 1.Dio della più gentil, della più degna 2.Io mi giaceva ad Amarille accanto 3.S'è ver che in quanto il Sole empie di lume 4.Vengo ad aprir le seriche cortine 5.Quando le vostre luci avide e liete 6.S'è ver che tanto l'alma Amor ti strazia 7.Come vedi apparir fuori dell'erta 8.O dolcissima bocca ed amorosa 9.Baciami, vita mia, baciami, e tutta 10.Poi che di sotto all'invida tua spoglia 11.Poichè mi vide giugner improvviso 12.Quando pens'io che in un balen passaro 13.Traggami in mezzo a Libia la mia stella 14.Sopra quattro origlier candidi e molli 15.O sera, in cui mi volse d'improvviso 16.Fille col guardo languidetto e molle 17.Tu, diceami l'altrier Fille, il mio bene 18.Veggo ne' sogni ancor la mia Nigella 19.Quando sarà che trovinsi due istanti 20.Questa ridente e limpida mattina 21.Più che del Sol dei baci amante io sono 22.Io tesor non bramai, nè regal verga 23.Io t'amerò, dissi a Nerina, e un lago 24.Volge la notte a mezzo il corso, quando 25.Deh qual lingua a spiegar varrà miei sensi' 26.Per questa mano tua ch'io stringo al core 27.Quando presso il Leon cammina il giorno 28.Perchè la mano mia scorra più giuso 29.Già d'Espero nel cielo ardea la stella 30.Di darsi al suo Fileno un dì bramosa 31.Biondo era Coridon, brunetta Irene 32.L'alba dalle montagne uscìa già chiara 33.Avvolta in bianca tela, e sì sottile 34.Spettatrice vezzosa all'aurea loggia 35.Al dì mi sveglio, e sul mio ben che dorme 36.Esci, mia vita, dalle piume, e all'ara 37.Non più vezzosa bocca e porporina 38.Un letticciuol vorrei della bell'erba/ Zemino e Gulindi/ Elpino/ Niso/ Il pudore/ Filosofia per Giulietta/ L'innocenza/ L'amore e l'amicizia/ La danza/ Nice fra l'ombre/ L'inganno dei baci/ Il desìo/ La memoria/ Cronologia della vita e delle opere/ Nota al testo/ Bibliografia.

La recensione di IBS

A 23 anni, nel 1776, il riminese Aurelio De' Giorgi Bertola, allora monaco olivetano a Siena, pubblica a proprie spese un libretto proibito, naturalmente anonimo. Si tratta di un piccolo capolavoro che esplora l'immaginario dell'eros e dispiega una implicita teoria del piacere, della seduzione, del desiderio, che va anche al di là del tema amoroso. Il libretto avrà una grande fortuna e, ristampato numerose volte anche dopo la morte dell'autore (1798), unitamente alle prose saggistiche, alle altre poesie, alle lettere e ai diari di viaggio di Bertola, influenzerà gli scrittori soprattutto delle nuove generazioni: fra i più autonomamente ricettivi, Foscolo e Leopardi. Inspiegabilmente disertato dalla metà dell'Ottocento, ignorato nel Novecento, rappresenta oggi una delle prove di particolare vitalità della letteratura del Settecento, sia nei suoi rapporti con la letteratura europea sia come momento di svolta rispetto alla poesia melica e alla produzione arcadica.

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Conosci l'autore

(Rimini 1753-98) poeta e letterato italiano. Fu monaco olivetano e in seguito, svestito l’abito, prete secolare. Fin dagli esordi mostrò un acuto interesse per le correnti preromantiche d’oltralpe, imitando Young (nel poemetto Le notti clementine, 1775), traducendo gli Idilli di Gessner e scrivendo saggi (Idea della poesia alemanna, 1779; Idea della bella letteratura alemanna, 1784) che sono un’attenta esplorazione della linea elegiaca e sentimentale presente nella letteratura tedesca. Non sorprende pertanto che le prove più mature di B. (Poesie campestri e marittime, 1779) siano contrassegnate da cadenze patetiche che superano i moduli arcadici, creando nuove suggestioni di tenera musicalità. Tali caratteri, arricchiti da uno spiccato gusto pittorico, trovano la loro resa migliore nella raffinata...

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