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Il richiamo che Mario Mancini fa al celebre saggio di Ezra Pound, The Spirit of Romance, non potrebbe essere più scoperto: il titolo di questa raccolta di saggi sulla letteratura provenzale del medioevo e sulle sue sopravvivenze nell'immaginario dei poeti moderni è una voluta eco di quel libro, ormai così lontano nel tempo (la prima edizione è del 1910), che ha il suo posto all'interno della rivisitazione novecentesca della poesia medievale, e non solo di quella sviluppata dai poeti. Mancini – che è un filologo romanzo e quindi, almeno nella tradizione italiana di questa disciplina, sostanzialmente un medievista – è da tempo studioso attento anche della sopravvivenza della letteratura medievale e in questa raccolta si troveranno due articoli in tale direzione, su Heinrich Heine e appunto sul giovane Pound. La maggior parte del volume è però dedicata alla Provenza medievale, con due saggi su due trovatori antichi come il "fondatore" Guglielmo IX e il forse suo più giovane sodale Jaufre Rudel, il poeta del celebre "amore di lontano", e uno sulle riprese che un altro fondatore, Giacomo da Lentini, fa dai provenzali. La poesia della Provenza, fatta di sguardi e di emozioni, ma anche dei gesti e degli atteggiamenti pubblicamente e quasi teatralmente definiti negli spazi della cortesia, apparentemente sempre uguale a se stessa ma poi, a osservarla da vicino, culturalmente e spiritualmente differenziata al suo interno e percorsa da dubbi e contraddizioni, vive tutta all'interno del romanzo Flamenca, a cui è dedicato il maggior numero di saggi. Flamenca è un romanzo tardo (composto piuttosto avanti nel XIII secolo, dopo che le grandi generazioni dei trovatori erano passate) e quasi unico in una letteratura dominata dalla lirica, ma certamente unico per il suo carattere. Mancini ha ragione a definirlo "una grande commedia di costume", dove la cultura cortese (non diciamo al suo tramonto, giacché essa non è mai morta) si dispiega in un mondo scintillante e variegato, molto vitale e mondano, pieno di letteratura e di musica. Flamenca è il nome della donna amata e conquistata da un cavaliere, nonostante la sorveglianza del marito: è questa una situazione tipicamente cortese, dove l'amore vero è quasi sempre fuori dal matrimonio; solo che il cavaliere, per conquistare la sua bella, deve travestirsi da chierico e agire come tale. Guglielmo IX, che diceva che bisognava bruciare le donne che se la intendevano con chierici o monaci, non avrebbe gradito, ma da lui all'autore di Flamenca – un chierico, senza dubbio, o comunque uno che ne aveva la cultura e la preparazione – è passato più di un secolo. Il mondo cortese è cambiato, il medioevo si è mosso.
Walter Meliga
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