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L'opera di Montesquieu non è facilmente riconducibile a un principio unitario. Anche l'opzione filo-inglese, pur così vulgata nella manualistica, sembra scolorirsi fin quasi a scomparire nel mare magnum dello Spirito delle leggi, un libro che appare come uno sterminato puzzle fatto di troppe tessere. Rispetto a questa difficoltà euristica, la chiave di lettura che Fisichella adopera in questo volume è quella dell'analisi sistemica, mutuata dalla scienza politica contemporanea. A suo avviso, il barone de la Brède ha messo assieme una macroteoria dove interagiscono un sistema ecologico (clima, terra, mare), un sistema della natura umana (passioni, ragione), un sistema sociale (costumi, religioni, usanze), un sistema politico e normativo (guerra, pace, diritto, regimi politici). L'autore procede poi a una disamina ordinata che si concentra in un'analisi serrata dei testi, riuscendo a sfrondare le ridondanze dell'opera e a metterne in luce il nocciolo. La riflessione montesquieuiana ha una finalità antidispotica, che rimanda alla situazione francese del tempo. Il lungo regno di Luigi XIV ha depotenziato in modo pericoloso i tradizionali equilibri politici del regno, soprattutto snervando e ridimensionando la nobiltà, con il rischio di degenerare in un regime dispotico. In controluce a questa critica, si disegna l'ideale di un governo moderato capace di contenere il potere, riequilibrandolo tanto sul piano sociale che su quello delle istituzioni. L'analisi, però, non si limita alla sagace rilettura di un classico, ma propone un interrogativo che investe la politica attuale. Se il governo moderato è un ideale condivisibile, quali sono le sue possibilità di inverarsi in un contesto come quello contemporaneo, così lontano dall'orizzonte in cui Montesquieu pensava e scriveva la sua opera?
Maurizio Griffo
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