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Tempi barbarici. L'Europa occidentale tra antichità e Medioevo (300-900) - Stefano Gasparri,Cristina La Rocca - copertina
Tempi barbarici. L'Europa occidentale tra antichità e Medioevo (300-900) - Stefano Gasparri,Cristina La Rocca - copertina
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Tempi barbarici. L'Europa occidentale tra antichità e Medioevo (300-900)
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Tempi barbarici. L'Europa occidentale tra antichità e Medioevo (300-900) - Stefano Gasparri,Cristina La Rocca - copertina
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Descrizione


Nelle fonti tra VI e XI secolo, l'espressione "tempi barbarici" indica i periodi di profondo cambiamento in cui si tenta faticosamente di trovare un nuovo equilibrio. Oggetto di un'intensa ricerca internazionale, l'alto medioevo appare adesso molto lontano dal quadro ottocentesco, che vedeva i barbari nel ruolo di fondatori delle nazioni europee oppure di distruttori della civiltà. Si è riconosciuta la sua importanza come momento delle origini del potere del papa e della nascita dell'Islam, dell'emergere di nuovi modelli maschili (i valori militari invece dell'otium) e di spazi per l'esercizio del potere pubblico da parte delle donne. Al suo interno agirono forze vecchie e nuove: i soldati barbari dell'esercito tardo romano si affermarono come nuovo gruppo di potere e i monaci irlandesi proposero la propria peregrinano come segno di santità. Pure lo stato si trasformò, dal modello romano regolato dalle imposte a uno in cui il rapporto di amicizia o di conflitto col re rappresentava il fattore decisivo, finché, durante la fase carolingia, si tentò di ricreare di nuovo un impero, basato sulla collaborazione fra il potere pubblico e l'ecclesia. Se l'alto medioevo resta ancora lo specchio delle domande che ci poniamo di fronte a ogni cambiamento epocale, le sue fonti ci invitano a interrogarci sulla sua storia, a comprenderne la lontananza e a osservarlo dalla giusta distanza.
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Dettagli

2012
14 giugno 2012
360 p., ill. , Brossura
9788843065080
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Indice

Introduzione. Reinterpretare l’alto medioevo
1. Gli schemi ottocenteschi
2. Le angosce del presente
3. Le novità metodologiche
4. Una cronologia problematica
Parte prima
La trasformazione del mondo romano
1. Società, religione e politica nell’impero tardoantico
Premessa: l’impero assediato? Una fine controversa
1. Lo Stato
2. La società, l’economia e la questione fiscale
3. L’esercito
4. Cristianesimo, cristianesimi, chiese
5. I grandi concili
6. La cristianizzazione della città antica
2. Roma e i barbari
Premessa: i barbari specchio di inquietudini
1. All’interno dell’impero
2. I barbari e la guerra
3. Le “grandi migrazioni”?
4. La questione dell’identita etnica
5. Lo stanziamento dei barbari
8 tempi barbarici
3. Oriente e occidente alle soglie del medioevo
Premessa: i barbari e Bisanzio
1. Gli inizi di Bisanzio e i regni barbarici nel Mediterraneo
2. La formazione del regno dei Franchi merovingi
3. La controversa migrazione degli Anglosassoni e i primi regni nelle isole britanniche
4. L’Irlanda e i regni celtici
5. L’effimera eta di Giustiniano
6. Slavi e Avari nei Balcani
7. Longobardi e Bizantini
4. L’Islam, Bisanzio e il mediterraneo
Premessa: una nuova fede
1. La guerra fra Bisanzio e la Persia e la nuova realtà balcanica
2. Le radici della civiltà araba
3. La predicazione di Maometto e la nascita dell’Islam
4. I califfi e l’espansione araba
5. Lo stato degli Umayyadi
6. La crisi del Mediterraneo tardoantico
Parte seconda
L’occidente altomedievale
5. L’occidente barbarico: il lungo VIII secolo
Premessa: la regalita cattolica
1. La fine del regno visigoto e la nascita delle due Spagne
2. Il consolidamento del regno longobardo e la questione etnica
3. Bisanzio, la crisi iconoclastica e le conquiste di Liutprando
4. La tarda età merovingia e l’ascesa dei maestri di palazzo nel regno franco
5. La presa del potere dei Pipinidi
6. La società franca: lo sviluppo delle istituzioni ecclesiastiche e il vassallaggio
6. L’età di Carlo Magno
Premessa: di nuovo un impero
1. La conquista franca dell’Italia
2. Le altre guerre di Carlo Magno
3. L’impero di Carlo Magno
4. Il sovrano e la chiesa: fra correctio e “rinascita”
5. Il re patriarca: il palazzo, la famiglia, l’eredita
7. L’impero carolingio
Premessa: gli eredi di Carlo
1. Ludovico imperatore
2. L’impero diviso
3. Aggressioni esterne
4. La crescita economica: la terra
5. La crescita economica: gli scambi
6. Le trasformazioni sociali e istituzionali nella tarda età carolingia
7. La frantumazione del potere pubblico
8. I re successori dei Carolingi
Bibliografia

Valutazioni e recensioni

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Aris
Recensioni: 3/5

Ho utilizzato questo testo per un esame universitario quindi ho potuto effettuare una lettura attenta. Considerando il fatto che il manuale tratti un periodo di tempo abbastanza limitato (IV-IX secolo) ma ricco di avvenimenti storici di capitale importanza, credo personalmente che il testo sia troppo riassuntivo e breve: molti eventi storici sono trattati sommariamente altri totalmente tralasciati; alcuni personaggi storici dei regni romano-barbarici sono confusi tra loro o totalmente ecclissati; alcuni eventi bellici sono riassunti in poche righe e molte battaglie non vengono neppure citate; il manuale si perde piuttosto nella discussione sull'interpretazione generale del periodo tardoantico-altomedievale, favorendo una lettura storiografica che tende a considerare questo periodo non come la "fine del mondo romano" ma piuttosto come la "trasformazione del mondo romano" e citando soltanto alcune delle letture dissonanti. Seppure può essere condivisibile l'interpretazione di una graduale "trasformazione" non si può negare che le istituzioni, le consuetudini e la cultura classica greco-romano non sopravvissero a questo tumultuoso periodo storico, in quanto vennero meno la basi stesse della civiltà antica (basti pensare alla fine di ogni concezione di "stato" o di "libertà", alla fine della religioni tradizionali e anche del pensiero filosofico greco). Questo manuale propende anche per rileggere le invasioni barbariche piuttosto come "migrazioni", anche se non arriva a negare totalmente il carattere violento di questo passaggio, come invece fanno alcune delle fonti citate, perlopiù storiografia tedesca, che in alcuni casi arrivano persino a negare ogni esistenza di popoli oltre confini romani. Gli argomenti trattati sono molto complessi, e spesso il confine tra una verità e l'altra è sfumato, quindi non mi addentrerò nei particolari in una recensione ma credo sicuramente un manuale dovrebbe mantenere un taglio diverso e approfondire tutte le informazioni disponibili.

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Zcri
Recensioni: 5/5
Interessantissimo

Libro molto interessante. La storia raccontata in modo semplice.

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Luca Bidoli
Recensioni: 5/5
Reinterpretare, rileggere, ricercare l'alto medioevo, lontano dalle semplificazioni.

Ottimo testo, redatto con esemplare chiarezza e stile. Gli autori guidano anche un semplice lettore con sicurezza e un'interpretazione stimolante, attraverso un percorso storico complesso ma di grande fascino.

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Recensioni

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Voce della critica

In questa introduzione all'alto medioevo occidentale, gli autori tracciano un percorso che dai processi di trasformazione del mondo romano (a partire dal secolo IV) giunge a individuare nelle strutture di età carolingia (soprattutto nei secoli VIII-IX) i caratteri "autenticamente altomedievali" dell'Europa. I quattro secoli di transizione dall'antichità al medioevo da sempre hanno catturato l'interesse degli storici, ma negli ultimi vent'anni sono stati riletti con un profondo ripensamento delle linee interpretative generali. Gasparri e La Rocca accolgono sia le nuove impostazioni metodologiche sia i risultati della storiografia più avvertita, accentuando l'importanza della genesi tardoantica per la formazione dell'Europa medievale. Questa non è più intesa come l'Europa delle nazioni nata dal crollo dell'impero romano, come si è vagheggiato per tutto l'Ottocento e la prima metà del Novecento: i Barbari allora erano considerati quasi tutti Germani, avrebbero causato con le loro incursioni la fine violenta dell'impero e della civiltà antica, e vi avrebbero sostituito realtà istituzionali e culturali completamente diverse, i "regni dei popoli" (regna gentium) dai quali avrebbero avuto origine le nazioni moderne, con una diretta continuità biologica e territoriale. Un ribaltamento totale di questo schema interpretativo – tanto pericoloso quanto scorretto – si è avuto soprattutto grazie a una lettura scientifica delle fonti che ha sostituito l'approccio ideologico di stampo ottocentesco. L'intreccio fra storia e archeologia, la ricostruzione dei contesti di produzione dei testi narrativi (e delle scritture in generale), gli apporti delle scienze sociali, e in particolare dell'antropologia, hanno chiarito che le fonti sono oggetti costruiti in determinati contesti, esito della competizione fra gruppi sociali, e non specchi fedeli della realtà del passato. La connotazione etnica dei popoli barbarici è stata fortemente ridimensionata e anche la rottura causata dalle invasioni è stata sottoposta a critica intensa. È diventato chiaro così che, se non c'è alcuna continuità su base etnica fra regni medievali e nazioni moderne, ne esiste una ben più stretta fra le strutture sociali, culturali, politiche tardoimperiali e quelle delle dominazioni barbariche. Questa diversa continuità ha le forme di una lenta trasformazione, dove tradizioni antiche convivono e interagiscono, in maniera mai predeterminata, con spinte nuove per un lungo periodo di "post-romanità", fino all'elaborazione di strutture innovative in età carolingia. Sotto il regno di Carlo Magno si diffusero allora elementi nuovi che caratterizzano poi largamente il medioevo europeo: soprattutto lo sviluppo di istituzioni ecclesiastiche fortemente connesse con il potere politico, secondo logiche di condivisione di responsabilità tra i potentes del regno; e l'istituzione di rapporti vassallatico-beneficiari come forma privilegiata di raccordo fra gli individui, in primo luogo fra le clientele armate regie. Liberate da schemi preconcetti e rilette con un diverso metodo interpretativo, le testimonianze sull'alto medioevo, pur nella loro lacunosità, mostrano maggiori potenzialità per la comprensione di un periodo "molto più complesso e ricco di contenuti di quanto normalmente si pensi". Rosa Canosa

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