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scheda di Bongiovanni, C., L'Indice 1996, n.11
"Sentendo che il campo di battaglia gli apparteneva cominciò ad agire con i propri mezzi" è la citazione di Trockij da cui Paco Taibo ha tratto il titolo per un romanzo poliziesco che ha tra i suoi maggiori meriti quello di essere una lunga dichiarazione d'amore dello scrittore messicano per il Districto Federal, Città del Messico: "Ci piace il DF perché è sudicio e svaccato; lo smog produce i migliori tramonti urbani e con l'acqua delle inondazioni si irrigano i migliori fiori nei parchi". Altro merito di questo romanzo la cui ossatura poliziesca è un po' deboluccia, è la protagonista, una giornalista ventitreenne sboccata, impavida e inguaribilmente romantica che solca la giungla d'asfalto su di un motorino che non supera i trentacinque all'ora. Sarebbe bello vederla all'opera in qualche nuova avventura. "Come la vita", invece, è un romanzo decisamente più riuscito dal punto di vista del 'plot' e animato, come sempre accade per i migliori romanzi di Taibo, da un'appassionata militanza politica. Uno scrittore di romanzi gialli viene nominato capo della polizia del comune rosso di Santa Ana e improvvisamente si trova catapultato dall'altra parte della barricata. Deve dimostrare a se stesso e a tutta la città che può, sa e vuole vivere realmente le avventure che finora ha solo narrato. Santa Ana, una città dove il sindaco autorizza i contadini a occupare le terre dei latifondisti e il capo della polizia va in giro con il berretto da baseball e il distintivo dell'uomo ragno, ci appare dunque come un'utopia, improbabile forse, ma certo non irrealizzabile... "come la vita".
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