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Anno edizione: 2001
Anno edizione: 1982
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Tre stelle perché effettivamente alcuni passaggi sono molto belli, per il resto purtroppo è stata una lettura lenta e ostica, un po' per noia un po' perché il contesto storico non è minimamente spiegato. Sono sicura che a suo tempo abbia fatto la differenza nella visione della vita di molti, ma per un lettore del 2020 non dice purtroppo nulla di nuovo.
Utile per sapere del massacro di Shanghai del 1927 e di come si è scatenata la guerra civile cinese durata fino all'affermazione di Mao, che però ho dovuto andarmi a studiare perché Malraux mica te lo spiega in modo comprensibile dando per scontata una conoscenza approfondita degli antefatti, risvolti e complicate implicazioni politico-finanziarie anche internazionali di cui ero (e rimango) pressoché digiuna. Ma che sia soprattutto un racconto sulla morte non c'è dubbio: «Ora capiva che accettar di trascinare l'essere amato nella morte è forse la forma totale dell'amore, la forma che non può venir superata.» La morte prorompe dall'inizio alla fine, negli eventi inesorabilmente scanditi dal ticchettio delle ore che si consumano verso la tragedia, ma soprattutto nelle anime e nelle menti degli attori ad essa votati in nome della rivoluzione comunista cinese, e l'effetto è di una pena e angoscia continue. «Aveva visto molti morire, e, aiutato dall'educazione giapponese, aveva sempre pensato che è bello morire la propria morte, di una morte che somigli alla propria vita. Poi, morire è passività, ma uccidersi è atto.» Quindi duro, ostico e di difficile lettura (e c'è anche da dire che è tradotto da cani). La partenza però è incoraggiante, per non dire folgorante, e la scrittura molto incisiva, ma poi ho faticato parecchio, troppo. Che dire, una pillola amara contro la mia ignoranza.
Lettura faticosa : non sono stata capace di scorgere quel senso di universalità che avrei auspicato. Questa traduzione è decisamente datata , ma ho notato che Bompiani ne ha edito una (forse) più moderna.
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