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Indice
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La gatta siede davanti a me, sulla panchina di fronte, e mi guarda. Tutti i pomeriggi me la ritrovo qua, a controllarmi. I primi giorni mi guardava con sospetto, pronta a darsela a gambe non appena avessi fatto la mossa di avvicinarla. Ma da quando si è convinta che di lei non mi importava nulla, ha smesso di interessarsi a me e non è più venuta meno al suo contegno per causa mia. E così abbiamo sviluppato una relazione di buon vicinato. Lei non cerca mai di conquistare la mia panchina e io, le poche volte che arrivo prima di lei, rispetto la sua e gliela lascio libera. È una gatta dei tetti, ma non ha il tradizionale mantello arancione dei gatti dei tetti di razza. Il suo pelo è grigionero, spinato, come i completi che indossiamo ai balli della polizia o ai funerali. Ai matrimoni, ci vestiamo di nero.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Nonostante la storia sia paradossale - tre persone molto note nel mondo dell'imprenditoria, della politica e del giornalismo si suicidano in pubblico - anche il terzo libro delle indagini del commissario Charitos fa centro e non mostra segni di stanchezza. La prosa asciutta, quasi da cronaca giornalistica, ed il succedersi degli avvenimenti, con i piccoli passi che ogni volta fa l'indagine, costruiscono una attesa che porta a leggere il libro tutto di fila.
A mio avviso Petros Markaris con il suo commissario Kostas Charitos ha la rara virtù di continuare ad essere piacevole, nonostante gli anni trascorsi ed i numerosi romanzi pubblicati. Un libro consigliato, così come tutti gli altri del commissario Charitos.
Affresco della raltà economica e sociale greca impeccabile, come sempre, condito con le ironiche e divertenti vicissitudini di Charitos e della sua famiglia. Peccato, però, che tutta la verve dell'inizio del romanzo, pian piano, si assopisca, perdendosi in un'indagine prolissa, ripetitiva e così condita di personalità e cognomi greci da perdersi in uno schema criminale troppo arzigogolato e stucchevole. Se il romanzo durasse la metà e lo schema investigativo si velocizzasse ne gudagnerebbe tutto il racconto, ma da metà in poi non basta il sempre spassoso commissario con la sua immensa umanità e i suoi piccoli limiti a reggere il tutto. Forse un parte dei limiti del giallo sta nell'ambientazione un po' lontana dagli schemi sociali italiani, ma devo ammettere che in altri romanzi di Markaris mi sono divertito lo stesso, ma godendomi, in più, un'indagine comprensibile e meno ripetitiva. Da leggere, lo stesso, per seguire la saga, convinti con ragionevolezza che il prossimo della serie sarà migliore. Consigliato a chi ama perdersi in indagini astruse e tra mille nomi greci; sconsigliato a chi ha amato, dei libri precedenti, una linearità investigativa chiara.
Recensioni
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“… Favieros fa tre movimenti successivi: volge l’arma verso se stesso, si ficca la canna in bocca e preme il grilletto. Lo sparo si sente all’unisono con l’urlo della Komi.”
Ormai le Olimpiadi di Atene sono alle porte e mai un romanzo è stato più adatto di questo a introdurle nell’immaginario dei lettori, anche se qui il clima che si respira non è proprio quello della limpidezza sportiva. Sono proprio gli appalti collegati ai lavori necessari ad ospitare le più importanti gare sportive mondiali, immutate nel loro significato simbolico dall’antichità ai nostri tempi, a dare avvio alla vicenda gialla.
Protagonista è il “Maigret greco”, quel commissario Kostas Charitos già noto ai lettori italiani (Difesa a zona): uomo spiritoso, dalla semplicità disarmante, è da sempre ossessionato da Adriana, una moglie apprensiva che, cogliendo l’occasione della lunga convalescenza del marito reduce da una pallottola intercettata per difendere Elena Kousta (finisce così il romanzo precedente di Markaris), ha ormai il predominio su di lui. Della vita coniugale di Kostas dice l’autore: “pensavo al rapporto fra i miei genitori, due persone che si amavano molto ma che litigavano tutto il giorno”, del suo personaggio “vedevo anche me stesso, cioè commentavo attraverso di lui la Grecia”. Seduto davanti al televisore Charitos assiste così al suicidio in diretta di Favieros, ex giovane rivoluzionario, ora potente imprenditore che ha ottenuto appalti miliardari per le Olimpiadi. Quella gli sembra l’occasione d’oro per liberarsi dall’affetto apprensivo della moglie e rimettersi timidamente in pista. Dall’ospedale in cui si è recato per un controllo viene a conoscenza di altre morti: due curdi sono stati eliminati dalla stessa organizzazione che si era assunta la responsabilità morale del suicidio di Favieros. Ecco allora entrare in piena azione, liberatosi del ferreo controllo della moglie, il nostro commissario a chiarire una situazione che alle indagini ufficiali e alle inchieste giornalistiche sembrava assolutamente incomprensibile. Ma quello di Favieros non rimarrà l’unico sconvolgente suicidio pubblico: lo seguiranno un deputato e un giornalista famoso. Per tutti e tre era già stata scritta una bella biografia in attesa di essere stampata e l’editore era stato consigliato dal misterioso autore di non pubblicarla se non al momento opportuno.
Il nuovo villaggio olimpico ateniese (ancora non terminato) fa da location di alcune pagine e di alcune indagini, e anche questo non può non suscitare curiosità nel lettore.
Infine, insieme alla verità, saranno molti anche gli scheletri che usciranno allo scoperto, dopo essere stati accuratamente chiusi per tanti e tanti anni in illustri armadi.
Guidato dalla solita ironia il Charitos rappresenta davvero l’investigatore “alternativo” rispetto al modello americano: non bello, non giovane, poco affascinante, ma intelligente, spiritoso e grande osservatore dei comportamenti umani e della loro psiche. Guidato da un profondo senso etico, non è un moralista: insomma è proprio un bel modello di uomo europeo.
A cura di Wuz.it
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