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Babbo Natale, Gesù adulto. In cosa crede chi crede? - Maurizio Ferraris - copertina
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Babbo Natale, Gesù adulto. In cosa crede chi crede? - Maurizio Ferraris - copertina
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Descrizione


Il credente, da grande, smette di credere in Babbo Natale, o in Gesù Bambino che porta i regali seguendo le liste compilate dai bambini buoni. Ma, se crede, dovrà credere che quello che è nato a Natale è il Figlio di Dio, e non di Giuseppe. La situazione non migliora a Pasqua, anzi. Il credente, se crede, non dovrà limitarsi a credere che Cristo è morto il venerdì; dovrà anche credere che è risorto la domenica. Ora, quanti tra quelli che si dichiarano cristiani, credono nella Resurrezione? Si direbbe che tantissimi credenti considerino la resurrezione un mito edificante, o non ci pensino affatto, e che non sperino più di tanto nell'aldilà, come è evidente se si presta attenzione a quanto siamo accaniti nelle lotte per vivere a lungo nell'aldiquà, anche sopportando restrizioni e diete che, se solo ci fosse qualche speranza sull'aldilà, sarebbero buttate a mare insieme alle cyclette. A questo punto, diventa non ovvia una domanda: in cosa crede chi crede? Questo breve pamphlet propone i problemi e gli aspetti più sorprendenti della fede contemporanea, che oscilla tra l'incredulità nei dogmi e la fede nei miracoli, per giungere a un finale a sorpresa: chi crede, se è cattolico, e qualunque cosa creda di credere, in realtà crede nel Papa, non in Cristo, non in Dio, e figuriamoci poi nello Spirito Santo.
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Dettagli

2006
2 novembre 2006
151 p., Brossura
9788845257933

Valutazioni e recensioni

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Piero
Recensioni: 4/5

Un libro appassionante. Fornisce uno sguardo nuovo su problemi antichi! Per chi voglia farsi un'idea delle questioni filosofiche principali trattate nel libro suggerisco anche, su questo sito, gli ottimi libri: "Introduzione alla filosofia contemporanea" e "Aforismi sulla saggezza del vivere"

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Bizita
Recensioni: 5/5

Difficilmente un solo libro può far cambiare un modo di pensare radicato in una comunità come la nostra, spero almeno che serva ad alimentare il seme del dubbio su verità apprese come incontrovertibili.

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Voce della critica

Qualche tempo fa sul "Corriere della Sera" (2 dicembre 2006) Antonio Carioti salutava simpaticamente Il ritorno degli atei: che non sono mai andati via, spiegava, citando un articolo di Carlo Augusto Viano (Elogio dell'ateismo, in "MicroMega", 2006, n. 5), ma magari si dichiaravano agnostici "per apparire più rispettosi verso i credenti". Persone discrete, gli atei: mica vogliono convertire il prossimo. E nemmeno alzerebbero la voce, a lasciarli in pace. Certo, se le chiese diventano arroganti, se i cardinali scendono in politica e i papi invadono le televisioni – beh, dovranno pure farsi avanti e dire la loro.
I filosofi di Torino sono all'avanguardia in questo outing dell'ateismo: Viano, appunto (Le imposture degli antichi e i miracoli dei moderni, Einaudi, 2005; Laici in ginocchio, Laterza, 2006); ma anche Pietro Rossi (Il pontefice e i filosofi devoti, in "Nuova Informazione Bibliografica", 2005, n. 4,). Forse perché a Torino una ventata di illuminismo c'è stata, tra gli anni quaranta e cinquanta, come ricorda Viano nel libro sui miracoli. O forse perché a Torino c'è un bizzarro "filosofo devoto" che li ha particolarmente scossi: quel Gianni Vattimo che ha indebolito il pensiero fino a "credere di credere" (Credere di credere, Garzanti, 1996). Maurizio Ferraris si aggiunge ora alla agguerrita compagine degli "atei confessi" (per usare una sua espressione) con Babbo Natale, Gesù Adulto, godibile pamphlet che fin dal sottotitolo pone una domanda imbarazzante: in cosa crede chi crede?
Non voglio levarvi il gusto di percorrere da soli questa gradevole passeggiata intellettuale che, partendo dal "ritorno della religione" di cui oggi si parla a ogni piè sospinto, cerca di misurare la distanza che separa i "vecchi credenti" (non le vecchine vestite di nero, precisa l'autore, ma "gente come Paolo, che pretendeva le prove") dai "nuovi credenti" contemporanei, abitatori del postmoderno di fatto increduli – e ignoranti – della dogmatica: gente che crede vagamente, debolmente, metaforicamente a un "c'è qualcosa", a un Gesù Cristo brava persona cui ispirarsi per essere buoni, a personali bricolage religiosi spesso più superstiziosi che devoti, oppure se la cava, per l'appunto come Gianni Vattimo, con un "credo di credere". Una credenza così svaporata, così priva di contenuto difficilmente sta in piedi: troppo poco "impegno ontologico" per reggere, dice Ferraris, che di ontologia se ne intende (dirige il Centro interuniversitario di ontologia teorica e applicata, apprendo dal risvolto di copertina). Vedrai che i credenti credono in qualcos'altro. "Siamo arrivati al dunque: in un paese cattolico, in cosa crede chi crede? La risposta è molto semplice: crede in quel che vede – alla tv (…) – cioè crede nel Papa". Non nel Dio Nascosto, ormai troppo vago per dare contenuto a una credenza, ma nel Papa Televisibile, storicamente e geograficamente determinato e per di più – se è un buon papa – carismatico: un leader per cui si può tifare e a cui si possono delegare le decisioni in materia di morale e – perché no? – di politica. S'invera così la tesi sostenuta nel 1819 da Joseph de Maistre in Il Papa: "La tesi è che il solo cristiano è il cattolico, e che il cattolico è tale non perché crede in Dio, ma perché ubbidisce al Papa".
Ora che vi ho detto da dove si parte e dove si va a parare, vi lascio a percorrere il sentiero argomentativo intermedio, ricco di spunti e di personaggi curiosi, da sant'Agostino alla fattucchiera Nocciola, passando per Meister Eckhart, papa Ratzinger, Woody Allen, Immanuel Kant, Lucio Dalla, Richard Rorty, Marcello Pera e tanti altri. Pur con qualche passaggio tortuoso, qualche giravolta, qualche ridondanza, qualche citazione di troppo, ha fatto bene, Maurizio Ferraris, ad allungare un po' il brodo, a insaporirlo con il sale della cultura e il pepe dell'ironia, a scegliere quella spiazzante copertina (una Madonna che culla un piccolo Babbo Natale) e a farcelo trovare in libreria a fine novembre: una bellissima strenna. Una manna per noi atei che non sappiamo mai cosa regalare a Natale. Un ateo regala ben volentieri questo libretto a un altro ateo, che si divertirà a leggerlo e arricchirà la sua panoplia di argomenti e battute anticlericali. Un ateo regala volentieri questo libretto anche a un credente, per prenderlo bonariamente in giro. Ci vuole sensibilità, però: non regalatelo alla vostra zia bigotta, povera donna, regalatelo piuttosto a un credente sapientone: a Gianni Vattimo, per esempio (mi viene un sospetto: non è che Ferraris ha scritto questo libro per regalarlo lui a Vattimo per Natale?).
  Maria Turchetto

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Conosci l'autore

Maurizio Ferraris

1956, Torino

Filosofo italiano. È professore ordinario di Filosofia teoretica all’Università di Torino, dove dirige il LabOnt (Laboratorio di ontologia). Editorialista di "La Repubblica", è inoltre direttore della "Rivista di Estetica", condirettore di "Critique" e della "Revue francophone d’esthétique". Fellow della Italian Academy for Advanced Studies (New York), della Alexander von Humboldt-Stiftung e del Käte Hamburger Kolleg "Recht als Kultur" di Bonn, Directeur d’études al Collège International de Philosophie, visiting professor alla Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi e in altre università europee e americane. Ha scritto una cinquantina di libri tradotti in varie lingue. Tra i più recenti, segnaliamo...

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