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Anno edizione: 2008
Anno edizione: 2013
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Prendete una insipida biografia di Cagliostro, "impaginatela" come un canone inverso, aggiungetevi un capitolo iniziale ed uno finale in cui, per rispondere alla moda che è anche di italici autori, occorre infangare con fandonie e panzanate il porporato di turno (se veste di rosso, deve essere un diavolo), trovate infine un editore ed avrete «La Divina Truffa» di Campailla. Giuseppe Balsamo, in arte Cagliostro, uomo dalle mille identità, «colui che ha coscientemente organizzato non una truffa bensì un complotto politico all'ombra della massoneria universale» (Eco), «il fingitore più ricercato d'Europa» (Cicala), in queste pagine non sfiora neppure le vette liriche e la maestosità del personaggio tracciato da Alexandre Dumas nei suoi romanzi del ciclo su Maria Antonietta. Ed è ugualmente distante dal buon lavoro di Constantin Phothiadés «Le Vite del Conte di Cagliostro», che merita di essere letto. Il tapino Cardinal Zelada, rappresentato come una fosca figura, diabolica e crudele, nella realtà, senza togliere nulla ai suoi doveri di ecclesiastico, «continuò a coltivare le scienze, ed impiegò i suoi beni a favore degli artisti e dei dotti» (Moroni), e «nel suo palazzo, ch'era frequentato da tutti i dotti, possedeva una rinomata e fornita biblioteca, un museo di antichità ed una raccolta di macchine di fisica, la più perfetta e la più bella che vi fosse in Italia» (Micheli). Gli "aficionados" di Cagliostro poi non temano: Campailla come il suo personaggio «un attore che conosceva le esigenze dello spettacolo»(p.76) esagera la realtà per una copia in più e scrive: «era arrivato da Roma l'ordine di torturarlo. [...] Lo avevano preso a nerbate, con una violenza inaudita. [...] Gli avevano spezzato le dita [...] ma in questo modo non poteva nemmeno mangiare»(p.504), mentre in realtà il Legato di Urbino Doria Pamphilj raccomandò di «ricorrere al rimedio sovrano, la bastonatura» solo in ultima istanza, con una caritatevole raccomandazione: «ma discretamente» (Phothiadés).
Recita il testo: "Quel prodigio di un Cagliostro, a dar retta a simili malignità, alla fine era un vero benefattore dell'umanità.Era un mago davvero,se riusciva a dare, mentre gli altri non avevano nemmeno di che tirare a campare, oggi domani e dopodomani!" Che strano che un siffatto eroe, perì in solitario dolore come un vile mistificatore. Non v'è speranza, con l'immortal Ignoranza che miète anime così illuminate con cotanta perseveranza.
Considero le prime cinquanta pagine di questo romanzo di grandissimo livello; poi il libro sostanzialmente scivola più verso il saggio, con una narrazione storica attenta ed impeccabile, certo, ma quasi totalmente priva di dialoghi, il che, dal mio punto di vista non risulta essere una pecca. Piacevole la cronologia degli eventi della vita del conte di Cagliostro narrata alla rovescia che va a concludersi li,dove il racconto aveva avuto il suo inizio. Il finale è davvero accattivante, anche se storicamente fantasioso.
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