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Anno edizione: 2017
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Un volume imperdibile per chi ama i libri e la cultura in generale. L'ho letto due volte e penso che lo leggerò ancora in futuro. Acquistatelo e fatelo circolare!
Un ottimo libro, veramente interessante,piacevole, per chi ama i libri e la cultura.
un libro fantastico, pieno di cultura e stimoli..il solito libro di eco dove ogni scusa è ottima per aprire altre mille pagine..da non perdere per chi ama la vera culturra, raffinata e salutare
Recensioni
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Un semiologo e uno sceneggiatore si incontrano a Parigi. Ne nasce una conversazione coltissima e allo stesso tempo ironica, ricca di citazioni, di aneddoti, ma anche di riflessioni sul futuro del libro. Entrambi appassionati collezionisti di libri rari, Umberto Eco ha dedicato gran parte della sua ricerca al tema dell'errore e del falso, Jean-Claude Carrière, noto uomo di teatro, sceneggiatore e saggista, ha approfondito il tema della stupidità, con il suo Dictionnaire de la bêtise. Sono quindi gli incidenti di percorso, le cadute, i discostamenti dalla norma, il fulcro dell'attenzione dei due studiosi: tutte quelle cose che ribadiscono l'importanza della conservazione. Si tratta principalmente dei libri, ovvero dell'ultimo baluardo della sopravvivenza della memoria, dal momento che sono sopravvissuti a tutte le trappole a cui la storia li ha sottoposti.
Dai monaci cistercensi alla riproduttività tecnica, dal papiro agli e-book, nonostante l'accelerazione esponenziale della tecnologia, i libri continuano a resistere a tutte le invenzioni successive, dimostrandosi il corrispettivo della ruota nella storia della tecnologia: un'invenzione che non ha mai ceduto il passo a suoi rivali. L'esempio del cinema, dice Jean-Claude Carrière, può chiarire meglio il concetto: ogni nuova tecnologia, la registrazione della voce e dei suoni, le immagini sintetiche, la televisione, cercherà di dimostrare che supera i limiti propri della tecnologia precedente, e si presenterà orgogliosamente come unica, come se fosse in grado di spazzare via tutto ciò che l'ha preceduta. In realtà, esigendo un nuovo linguaggio, certamente più complesso, queste nuove tecnologie presuppongono, e quindi comprendono, l'uso dei linguaggi meno complessi, è questo il motivo per cui è proprio grazie ad Internet che siamo ritornati all'era alfabetica.
Il computer, nonostante sia stata annunciato da più parti come il simbolo dell'imperio delle immagini, in realtà ha decretato il successo della lettura. Il monitor è infatti solo uno dei supporti attraverso cui si compie questo gesto, e non è neanche quello più comodo, a causa della fatica fisica e della difficoltà di trasporto. Cinquecento anni di storia non solo hanno lasciato inalterata la funzione svolta dal libro, ma hanno decretato il successo di un oggetto che, come il cucchiaio o la ruota, non può essere perfezionato.
Il fulcro del discorso intrapreso dai due studiosi non è quindi l'importanza del libro in sé, ma l'esistenza del concetto di permanenza e di durevolezza della memoria, che è veicolata dai libri, e che, come concetto collettivo, rappresenta la cultura. La memoria filtra le informazioni utili e cancella dal nostro cervello tutto il superfluo, esattamente come le biblioteche e gli archivi inglobano tutto ciò che non può essere memorizzato e tramandato a voce. Sostiene il semiologo che "la cultura è un cimitero di libri e di altri oggetti scomparsi per sempre", è quindi una delle funzioni principali del libro quella di immagazzinare e preservare le informazioni che in questo momento non ci sembrano utili, ma che potrebbero interessarci un giorno nel futuro, se vorremo tornarci. Il segreto dell'immortalità del libro è proprio il suo proiettarsi verso il futuro, la sua profonda capacità di sopravvivere alle maglie della memoria e ai sedimenti del tempo.
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