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«Si dubita sempre delle cose più belle». Parole d'amore e di letteratura
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«Si dubita sempre delle cose più belle». Parole d'amore e di letteratura - Federico De Roberto,Ernesta Valle - copertina
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«Si dubita sempre delle cose più belle». Parole d'amore e di letteratura

Descrizione


Il monumentale carteggio inedito (734 lettere, 84 foto, 2144 pagine, 973 nomi) fra Federico De Roberto e la gentildonna Ernesta Valle Ribera, ribattezzata Renata (perché “rinata” all’amore) o Nuccia (diminutivo di “femminuccia”), copre un lungo arco di tempo in un intricato, pertinace intreccio di temi intimi e letterari. Un’ardente storia d’amore che ci rivela aspetti ignorati dell’austero e schivo autore de "I Vicerè" e insieme della vita mondana, sociale, culturale dei due poli fra cui si snoda, Milano e Catania, dalla fine dell’Ottocento ai primi del Novecento. Meta prediletta di De Roberto, al pari dei sodali Verga e Capuana, sospinti da un senso d’irrequietezza, da un’aspirazione a più vasti orizzonti, Milano rappresenta, e il carteggio ne è ampia testimonianza, la capitale dei poteri mediatici, finanziari, culturali, la città più progredita, operosa, ricca di vivacità artistica e di brulicanti iniziative, con le sue prestigiose case editrici (i Fratelli Treves, Galli), le grandi testate giornalistiche (il “Corriere della Sera”, la rivista “La Lettura”), i rinomati teatri (la Scala, il Manzoni, il Filodrammatici, il Lirico, l’Eden), gli eleganti ritrovi (il Biffi, il Cova, il Savini, il Caffè dell’Accademia), gli elitari salotti (di donna Vittoria Cima, di Virginia Borromeo, della stessa Ernesta Valle Ribera). È lì che gli sono consentite assidue frequentazioni con i maggiori esponenti dell’intellighentia dell’epoca, giornalisti, scrittori, editori. Amante appassionato, impetuoso, temerario, travolgente, De Roberto, per il tramite della mediazione di un focoso, insistito, spregiudicato rammemorare, mira a rinnovare ebrezze amorose, consolidare vincoli carnali, quasi a viepiù tener legata la sua “femminuccia”. Talora melodrammatico, enfatico fino al parossismo, alla sfacciataggine, all’impudicizia, alla violenza.
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Dettagli

2014
17 settembre 2014
2132 p., Rilegato
9788845277672

Voce della critica

    Tra gli scaffali più poveri delle nostre librerie , il più disgraziato è forse quello che riguarda le biografie degli scrittori italiani. La storica collana Utet della "Vita sociale della nuova Italia", chiusa da molti anni, non ha avuto continuatori, e cercheremmo invano nel nostro paese l'equivalente delle esaurienti e documentatissime opere che l'editoria francese ha dedicato ad André Gide, a François Mauriac, a Roland Barthes, a Simenon. Per questo risulta così utile l'iniziativa di Sarah Zappulla Muscarà e di Enzo Zappulla di pubblicare integralmente la corrispondenza tra Federico De Roberto ed Ernesta Valle Ribera, la "signora bionda" che ebbe con lui un'intensa relazione d'amore dal 1897 al 1903. Non è una corrispondenza molto ricca di discussioni o riflessioni letterarie, ma attraverso l'evocazione di eventi, luoghi e oggetti della vita quotidiana, esercita un singolare fascino sul lettore di oggi, che si trova proiettato ora nella Milano degli scapigliati, dove Emilio Praga attraversa frettoloso la Galleria, ora nella Catania aristocratica da cui il romanziere invia all'amata mandarini colti fuori stagione "sotto un cielo divino". Nel maggio del 1897 De Roberto torna da Catania (lì abitualmente risiede con la madre , gentildonna alquanto autoritaria e possessiva) a Milano, dove ha molti contatti nel mondo letterario, giornalistico, editoriale. Occasione del viaggio è la pubblicazione del suo romanzo Spasimo, che come La bête humaine di Zola coniuga un intreccio poliziesco da feuilleton con ambizioni psicologiche ed echi dostoevskiani (se ne veda la bella edizione uscita presso Donzelli nel 2010, con prefazione di Massimo Onofri). Ma l'evento più importante di questo soggiorno è l'incontro con Ernesta Valle, moglie dell'avvocato catanese Ribera e madre di un bimbo, Guido detto Baby. Conservate in gran numero, le lettere che i due si scambiano ci permettono di seguire i progressi della loro intimità. Passano dalle mani dello scrittore a quelle della "signora bionda" volumi di Ibsen e di Maupassant; un'ascensione tra le guglie del Duomo è occasione di momenti indimenticabili; infine, Ernesta ribattezzata dall'amato Renata (perché rinata grazie all'amore) conosce con lui la più piena felicità, i segreti "sponsali" di una passione delle più esaltate. Quando, a ottobre, gli impegni familiari costringono De Roberto a tornare a Catania, gli scambi epistolari tra lui e Renata si intensificano: c'è da parte di entrambi una disperata volontà di colmare con le lettere il vuoto dell'assenza, di conoscere ogni dettaglio della vita dell'altro. Renata è la confidente delle difficoltà del romanziere, dei suoi sforzi per ritrovare un'impossibile concentrazione; entrato ormai in una fase di irreversibile declino, Federico non riuscirà a portare a termine Impero né ad ottenere i successi teatrali ai quali aspira. In una Catania che avverte come una sorta di prigione, sarà vittima di una malattia nervosa che nessuno riuscirà ad alleviare. A Milano, intanto, un'Ernesta sempre più irritabile, lamentosa e oppressa da difficoltà materiali, succederà alla Renata fiera di quella clandestina felicità che aveva sognata eterna e immutabile.   Mariolina Bertini

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Conosci l'autore

Federico De Roberto

1861, Napoli

Di madre siciliana, studiò all’istituto tecnico di Catania, città nella quale dimorò quasi sempre, salvo un decennio (1888-97) fondamentale per la sua formazione, trascorso a Firenze e a Milano. Amico di Giovanni Verga e di Luigi Capuana, aderì subito al verismo; nel contempo subì però anche l’influsso dello psicologismo di Paul Bourget. L’alternanza, o la compresenza, delle due suggestioni si estese in tutta l'opera di De Roberto, determinando alcuni squilibri sia delle raccolte di novelle (La sorte, 1887; Documenti umani, 1888; Processi verbali, 1890), sia dei numerosi romanzi della giovinezza e della maturità (Ermanno Raeli, 1889; L’illusione, 1891; Spasimo, 1897; Messa di nozze, 1911).Soltanto nel capolavoro, il romanzo...

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