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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2023
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La vita di Strindberg fu, come noto, una successione di cataclismi: il più brutale, il più fecondo, il più irriducibilmente strindberghiano fu quello del 1895, quando, a Parigi, la ‘mano dell’invisibile’ lo precipitò in un’esperienza surriscaldata, dissestante, introducendolo a terribili cieli e inferni, retti da quelle ‘potenze sconosciute’ che Strindberg riuscì poi, a sua volta, a introdurre nella letteratura scrivendo un romanzo-diario, Inferno, a caldo, come una stenografia visionaria, e insieme seguendo un piano complesso, cifrato: piano che difficilmente riesce a seguire chi legge solo la prima parte dell’opera, l’unica che finora si usava pubblicare. La presente edizione offre invece al lettore italiano, per la prima volta, Inferno nella sua integrità, e cioè come trilogia composta da Inferno I, Leggende e Giacobbe lotta.
Che cos’è l’Inferno di Strindberg? È, in primo luogo, quello che Swedenborg aveva descritto minutamente in tante sue opere e che ora Strindberg riconosce in ogni particolare attorno a sé, per le vie del Quartier Latin, come una lugubre messa in scena finalmente svelata. Ma non è solo questo: attore principale in una portentosa macchinazione, di cui resta sempre incerto chi sia l’autore, Strindberg ci appare qui al tempo stesso come l’alchimista delirante che in squallide stanze d’albergo trasforma il piombo in oro; come l’uomo dello ‘scetticismo illuminato’, che ha superato ogni illusione; come un lucidissimo ossesso per il quale ogni fatto è condannato a diventare segno; come il primo scrittore moderno che fa confluire fisiologia, psicologia e parapsicologia; come l’aruspice per cui ogni coincidenza è una ‘corrispondenza’.
Queste contraddizioni si manifestano in una febbrile pulsazione della scrittura, in un continuo oscillare di intensità, che coinvolge il lettore con una violenza nuova alla letteratura. Questa violenza, di fatto, non è mai univoca: si viene a ogni passo sballottati fra il dramma cosmico e la farsa atrocemente buffa, tale è la sbalorditiva rapidità di Strindberg nel cambiare toni e registri, nel mescolare soprannaturale e quotidiano, nell’inoculare dubbi sull’esistenza di entrambi, nello strappare il riconoscimento dei loro sovrani poteri, nell’abbandonarsi al ‘demone dell’analogia’ senza mai giungere a un punto fermo. Oggi, come quando fu scritto, sul limitare di un secolo che vorrebbe essere blasé, il ‘romanzo occulto’ di Strindberg agisce come choc fulmineo, aprendo così la strada al lettore per penetrare nei suoi misteri comici, atroci, divini e demoniaci, e scoprire le tante rispondenze fra le sue tre parti, a trovare le quali molto aiuterà il lungo saggio di Luciano Codignola che accompagna questa edizione.
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Una drammatica resa dei conti interiore, la discesa verso il delirio, le nevrosi più accese, in un ritratto umano simile a un rovinoso groviglio di dentro che lo stesso autore fermerà in questa frase:"Viscere e psiche,i mulini di Dio". Scorticato diario di indigenza personale negli anni parigini, ferite matrimoniali sempre più aperte e volontà d'alchimista spinte fino ad esiti clinici, bruciarsi le mani per tentare di cavare l'oro dai suoi studi febbrili, nella spelonca in cui vive,teatro di fissazioni terribili,ma anche di una sincerità senza uguali resa infine sulla pagina. S. non nasconde nulla; ci si perde in un diluvio di insanie nelle quali il minimo richiamo di un'immagine, di un segno o un rumore diventano subito un avvertimento, un rimprovero, una risposta. Il fortuito diventa un voluto da qualcuno, l'incidente una sentenza ben studiata, il suo buio di dentro il carcere che gli dei hanno ideato per punirlo. Allora si rifugia in Swedenborg, ma i suoi eccessi cattolici, i suoi ammonimenti, l'obbedienza alla sua fiamma troppo pura lo inchiodano a una colpevolezza per contrasto,a una vanità misera, inumana, stonata, che genera un sentirsi più in alto di ognuno, della vita, e questo è insopportabilmente superbo. Meglio l'Imitazione di Cristo, libro sublime e imperfetto, ma almeno più tenero verso un cammino che scava con più grazia nei misteri delle cose, del senso, sebbene anch'esso non sappia sciogliere i nodi ingiusti di un sociale sempre più perverso.Strepitosa trilogia dannata e celeste,l'Inferno è quaggiù, in questo errore recitato e becero dove il vizio e la miseria sono un unico anello:"Cercare la virtù dunque equivale a cercare di evadere dal carcere dei supplizi".Sete d'occulto in una mente magnifica, disastrata e poetica insieme nei suoi tanti incontri;coincidenze, allusioni, simboli, diavoli e Provvidenza uniti in questi solchi dell'anima,fuoco durevole e frettoloso sollievo.Libro potentissimo di un genio vero,sofferto nel dolore,sofferto nella luce.
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