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Un ignoto straniero con vocazione di poeta, Malte Laurids Brigge, danese, di famiglia nobile decaduta, arriva in un giorno della tarda estate a Parigi e si stabilisce nel Quartiere Latino. Questo è quasi tutto ci è concesso sapere, nell’ordine dei fatti. Quanto accade poi è l’espandersi di un’efflorescenza di immagini, fin dall’inizio inquietanti, poi sempre più minacciose, all’interno di una psiche. Ciò che il solitario flâneur cerca vagando per la città non è la vita pulsante, ma un «naufragio a Parigi». La prosa «si accende a intervalli, diventa incandescente, si spegne» (Zampa). Molte volte, percorrendo questi brevi blocchi di parole, abbiamo l’impressione di contemplare uno di quei cornicioni neri dietro cui il fuoco divampa e che rimangono per un tratto immobili, nel silenzio, prima che sopraggiunga, «il fragore tremendo». E l’opera di sottile, alchemica dissociazione che qui si compie vale a creare una nuova sostanza psichica, in attesa delle visite dell’Angelo.
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Definire I quaderni di Malte Laurids Brigge è una impresa ardua, sia per una difficoltà oggettiva, insita proprio nell’opera che è una poesia in prosa, sia perche Malte e Rilke sono la stessa persona , c’è una identità tra il compositore e il protagonista assolutamente imbarazzante. Come fai a scindere la mente, lo spirito, i pensieri, le sensazioni, le paure , i desideri , i ricordi, le divagazioni di questo poeta inquieto, di questo “naufrago dell’inquietudine”, come è stato giustamente definito? E’ qualcosa di impossibile; si può solo tentare una misera messa a punto delle impressioni che si hanno alla prima lettura. Certo; perché questo è un libro che andrebbe letto minimo una seconda volta. Difficile è definirlo un romanzo, semmai è una narrazione in prima persona, un diario, che non ha un argomento ben preciso né uno sviluppo consequenziale. Il giovane Malte si auto racconta attraverso una serie di ricordi, anzi di ricordi sovrapposti, di riflessioni sull’infanzia, sull’amore e soprattutto sulla morte; un viaggiare con la mente là dove ci si può perdere ma anche dove ci si può ritrovare magari in una preghiera, in un atto di fede, nella consapevolezza di essere vivo! Ve lo consiglio assolutamente.
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