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Anno edizione: 1992
Anno edizione: 2014
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Questo romanzo è la storia dell’amore impossibile fra un padre e una figlia che quasi non si conoscono e si ritrovano insieme, per qualche settimana, in un albergo sul lago di Lugano. Il padre è il corrispondente da Bonn di un grande giornale di Milano (in cui sarà facile riconoscere il «Corriere della Sera»), uomo disincantato, lucido, pieno di soprassalti della memoria, di idiosincrasie, di occultate amarezze e nostalgie, ma al tempo stesso con qualcosa di eternamente adolescente, agile e acerbo; la figlia è una ragazza di diciotto anni, che è stata messa in collegio dopo la morte della madre e ben poco ha visto del mondo, ma vive una sua vita intensa di fantasticherie grandiose, di passioni sospese e avvolgenti. La loro convivenza in albergo sviluppa, si può dire fatalmente, un terribile amore: soprattutto da parte della figlia, prorompente e ingenua, eppure dotata di una strana maturità, che rende il rapporto col padre tanto più paradossale. Questa figlia, infatti, non gli si vuole offrire come amante, ma come moglie, e oltre tutto come una moglie protettiva, conscia di quel lato infantile che al padre, poi, appartiene realmente. Diviso fra l’attrazione e la ripulsa per questa «calamità» che si abbatte sulla sua vita, mentre tenta vanamente di fare chiarezza in se stesso e nel suo passato, il padre crede di sfuggire all’incesto buttandosi in una rapida avventura con un’amica della figlia. Ma questo non farà che aiutare il gioco a precipitare nel dramma.
La vicenda ha luogo in un tempo sospeso, che può essere anche oggi. Il décor svizzero è accennato con pochi, sapientissimi tocchi, come anche una certa atmosfera di morosità lacustre in cui è immersa la vicenda. Domina, invece, l’opera paziente dello scandaglio psicologico, l’indagine sulle ombre della psiche, sui guizzi dei desideri, e in questo Morselli si muove con la stessa precisione e sicurezza con cui sapeva ricostruire l’operazione militare di cui si parla in Contro-passato prossimo. Spostando continuamente la luce dal giornalista, convinto di essere corazzato dall’esperienza, alla giovane figlia, che alla vita non ha fatto ancora in tempo neppure a esporsi, Morselli riesce a delineare con straordinaria finezza quella zona intermedia in cui questi due personaggi, fino allora vissuti in mondi senza contatto, si incontrano e si scoprono fino a scoprirsi complici e a spaventarsi della propria complicità, sfuggendola e ricadendovi in un circolo senza uscita.
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Con il profondo rammarico di non essere capace di scrivere recensioni profonde come quelle delle "cinque stelle" qui riportate, devo ammettere che questo testo non l'ho apprezzato. L'ho trovato stucchevole e improbabile. Per cui non potendo unirmi al sonito concorde di altri lettori mi accuso di non averlo capito.
Uno fra i migliori romanzi del compianto Morselli, un'opera psicologicamente disturbante, lo spettro dell'incesto fra un padre e la figlia diciottenne aleggia infetto su tutta l'atmosfera dell'opera. Lo stile sobrio ma ricercato contribuisce mirabilmente ad accrescere il senso del perturbante insieme alla raffinata arte dell'allusione e della claustrofobica ambientazione. Un grande autore incompreso, una inspiegabile miopia dell'editoria italiana, concausa alla tragica fine di un uomo, di uno scrittore fra i migliori del '900 italiano (e non solo...).
Il lettore attento che incontri Morselli non mancherà di meravigliarsi al cospetto delle anse e degli arrovellamenti psichici dell'autore e dei suoi personaggi. Le ombre che guizzano traverso il sentiero della lettura fan venire in mente Walser, Bernhard e prima ancora le ossessioni di Lenz e di Büchner. Quelli che non lo compresero, rifiutandogli ostinamente la pubblicazione, distavano da lui un immaginario intero. Tra le righe del romanzo, a pagina 240, un passaggio mi reca alla memoria Ozu, お早よう, "Buon giorno", la delicatissima scena conclusiva del film, per chi l'ha vista: "Non le prometto la mia vita, oggi. E non per il fatto che ho diciott'anni ma perché quella cosa che lei sa, cresce adagio. Ci vuole molto tempo, e che due aspettino ogni giorno alla stessa fermata dell'autobus, o sentano la stessa musica della radio o guardino in su allo stesso cielo, per sapere se pioverà".
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