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Anno edizione: 1993
Anno edizione: 2013
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Questo romanzo rivelò Flann O’Brien nel 1939, l’anno di Finnegans Wake (e Joyce riconobbe subito in lui «un vero scrittore»). Oggi sappiamo che con questo libro cominciava a spuntare un nuovo, inconfondibile ramo nel grande albero irlandese della follia e della letteratura. Ma Flann O’Brien, bisogna aggiungere, non somiglia che a se stesso. «Come Dio, occorre definirlo con una tautologia» scrisse di lui Anthony Burgess.
I non pochi lettori che hanno già amato Il terzo poliziotto ritroveranno qui il sapore di un singolare, allarmante humour nero, surreale e iperreale, imperturbabile nella sua capacità di sconvolgere a ogni passo le carte dell’immaginazione. Non sarebbe urbano chiedere a qualcuno di raccontare la trama di un romanzo di Flann O’Brien. Basterà quindi dire, per chiarire le cose, che si tratta di un romanzo-dentro-un-romanzo-dentro-un-romanzo, che è esilarante, che contiene parodie di un vasto numero di generi letterari – dalla poesia dei bardi gaelici alla disputa erudita – e che Dylan Thomas lo consigliava come «il libro giusto da regalare alla propria sorella se è una sporca ubriacona chiassosa». Infine: è un romanzo di alto virtuosismo linguistico, che ha avuto la fortuna di trovare in Italia il traduttore più congeniale che si potesse escogitare, per estro e umori: J. Rodolfo Wilcock. Alla fine di queste pagine, il lettore non mancherà di assentire pensosamente alle parole di Graham Greene: «Ho letto questo libro con passione e divertendomi dall’inizio alla fine, oltre che con quella specie di esultanza che si prova a teatro quando qualcuno sfascia delle porcellane sulla scena».
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ho apprezzato le recensioni scritte per questo libro, e mi trovo d'accordo nel dire che è un testo di non facile lettura, ma che sicuramente è adatto per persone che possiedono una cultura raffinata. Mi sono piaciuti i riferimenti all'Ulisse di Joyce, mi hanno fatto sorridere.
Non una lettura facile, architettura intricata e complessa, necessita di rilettura, questa assai più appagante. Mi ha ricordato "La cognizione del dolore", iniziato e lasciato più volte prima di essere capito ed amato moltissimo. Ne vale la pena? Sì senza dubbio, spunti innumerevoli, arguzia e capacità descrittiva, originalità non facile da trovare. La vena (ossatura?) fantastica, ci obbliga ad uscire dal nostro seminato letterario, superata questa difficolta tutto poi scorre piacevolmente. È una dimostrazione che non solo facile è bello, come per certa pittura e musica per le quali dobbiamo attivare registri dimenticati.
Libro molto complesso e di non facile lettura: implica una notevole cultura generale, non solo letteraria, pena la perdita di moltissime citazioni e numerosi doppi sensi che celano significati non così espliciti. Un testo per pochi, raffinatissimi lettori.
Recensioni
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