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Concetti fluidi e analogie creative. Modelli per calcolatore dei meccanismi fondamentali del pensiero
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Concetti fluidi e analogie creative. Modelli per calcolatore dei meccanismi fondamentali del pensiero - Douglas R. Hofstadter - copertina
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Concetti fluidi e analogie creative. Modelli per calcolatore dei meccanismi fondamentali del pensiero

Descrizione


L'analogia è un processo intellettivo fondamentale e tuttavia quanto mai misterioso. La scienza ne ha sempre diffidato. Eppure l'analogia continua ad agire a tutti i livelli. L'autore ne ha voluto rovesciare la prospettiva, affrontando il tema dall'interno di una pionieristica indagine sui modelli computazionali della creatività umana. Ma per programmare un calcolatore in vista di un qualsiasi risultato, bisogna definire i processi con tanta rigida precisione che non è più lecito parlare di creatività. Qui si evita la trappola facendo entrare in campo le "analogie fluide": il percorso creativo diventa un navigare a vista, scrutando in ogni direzione. L'attività di pensiero ha una natura parallela.
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Dettagli

1996
30 ottobre 1996
592 p.
9788845912528

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Patty
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Imperdibile

Un regalo molto gradito a chi lo aveva letto anni fa e lo ricordava con profondo rispetto e grande ammirazione perché è il suo autore preferito!

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Q.Z
Recensioni: 4/5
Una riflessione esegetica

Interessante opera per tenere vivo il discorso sul rapporto tra uomo e intelligenza artificiale e tra essere umano e anima/coscienza. Lo scrittore non invita all'obbedienza, all'accettazione supina di rigide regole tecnologiche, ma fa avanzare l'idea di un mondo che non si lascia sopraffare dal computer. Hofstadter, in definitiva, propugna una riflessione esegetica. Cerca di applicare metodi pratici che veicolino la comprensione concettuale. I meccanismi del pensiero, la legge del dovere, l'esigenza della ragione presuppongono un'autodeterminazione che va al di là di una pura forma di legislazione universale. Così sembra suggerire, servendosi di un linguaggio divulgativo ma non didascalico.

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n.d.
Recensioni: 3/5

Mi aspettavo di più dall'autore

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Voce della critica


recensione di Frixione, M., L'Indice 1997, n. 3

Douglas Hofstadter è già noto ai lettori italiani soprattutto per il volume "Gödel, Escher, Bach", pubblicato in inglese nel 1979, e tradotto da Adelphi nel 1984. A un anno di distanza dall'uscita dell'edizione originale, è stata ora pubblicata la traduzione di "Fluid Concepts and Creative Analogies". Si tratta di due libri molto diversi. Nel primo, a partire da una vasta panoramica che spazia dai teoremi di Gödel alla musica di Bach alla grafica di Escher, vengono analizzate le tematiche della riflessività e dell'autoriferimento in relazione allo studio computazionale della mente. Il volume più recente offre invece un resoconto delle ricerche di scienza cognitiva intraprese dall'autore a partire dalla fine degli anni settanta e tuttora in corso. Esistono tuttavia elementi in comune fra i due libri. In primo luogo, lo stile: il piacere della scrittura, il gusto per gli aspetti ludici del linguaggio sono presenti anche in questo volume, sebbene in forma meno virtuosistica e barocca che in Gödel, Escher, Bach. Inoltre, le ricerche presentate in "Concetti fluidi e analogie creative" traggono spesso origine da spunti che erano già presenti in nuce nelle riflessioni di "Gödel, Escher, Bach".
I vari capitoli di "Concetti fluidi e analogie creative" derivano per lo più da articoli scientifici precedentemente pubblicati da Hofstadter e dai suoi collaboratori. Hofstadter non è dunque, a rigore, l'unico autore del libro, anche se indubbiamente è ben più di un semplice curatore. I capitoli rappresentano varie tappe di un percorso di ricerca unitario, e grande è stata l'attenzione di Hofstadter nell'organizzarli in un tutto coerente. Il libro si presenta dunque come un volume organico e non come una mera raccolta di saggi. L'argomento generale è riassunto dai due temi chiave presenti nel titolo: le analogie creative e i concetti fluidi. Il libro tratta dello studio e della simulazione su calcolatore della capacità di costruire analogie, a partire dall'assunto che la creazione di analogie sia un elemento assolutamente centrale nel funzionamento della mente, un fenomeno che pervade innumerevoli aspetti della cognizione umana. A sua volta, la capacità di fare analogie viene ricondotta a un aspetto che risulta forse ancora più basilare per la comprensione dei fenomeni mentali, vale a dire la cosiddetta "fluidità concettuale". I concetti secondo Hofstadter non sono entità rigide, dai confini netti e definitivi, ma costrutti sfumati, malleabili, che possono slittare e plasmarsi in maniera diversa per adattarsi al contesto in cui si collocano. Ed è proprio questa loro flessibilità che entra in gioco in maniera determinante quando i concetti vengono impiegati per produrre analogie. Per rendere conto della fluidità concettuale Hofstadter adotta un punto di vista "subcognitivo": le proprietà macroscopiche dei concetti vengono spiegate come un effetto emergente di tipo statistico dell'attività di molteplici processi computazionali di livello inferiore (di tipo subcognitivo, appunto) che agiscono in parallelo.
Questa impostazione è alla base dello sviluppo di una serie di programmi che svolgono vari compiti, come ad esempio la generalizzazione di sequenze di numeri (il programma Seek-Whence), la costruzione di anagrammi (il programma Jumbo), la soluzione di problemi di analogia definiti su gruppi di lettere dell'alfabeto (il programma Copycat). Copycat, in particolare, è il programma più articolato, e quello più dettagliatamente descritto nel libro. Esso risolve problemi del tipo: "se abc diventa abd; cosa deve diventare allora efg?". In questo caso la risposta più "naturale" ("efh") è facile da individuare. Ma in casi più complessi vi possono essere più risposte plausibili, alcune facili e "stupide", altre più difficili e più "profonde". Copycat affronta il problema a livello subcognitivo: la risposta fornita dal programma emerge dall'interazione di molti agenti computazionali locali e specializzati detti "codicelli", che lavorano in parallelo e che collaborano e competono per analizzare il problema, per interpretarlo, e per proporne una soluzione. L'interazione di queste molteplici pressioni porta alla fine alla costruzione di una risposta. Poiché il programma non è strettamente deterministico, può accadere che esso di volta in volta fornisca risposte diverse allo stesso problema, producendo al tempo stesso una stima della "bontà" della risposta prodotta. Si può constatare così che le risposte intuitivamente "facili" sono le più frequenti, mentre quelle "difficili e profonde" vengono ottenute con minore frequenza, ma il programma assegna loro un livello di gradimento maggiore.
La scelta di semplici "domini giocattolo" come quello di Copycat è dettata da un preciso assunto metodologico. Hofstadter ritiene infatti che una soluzione genuina al problema delle analogie si possa ottenere solo qualora il programma sia in grado di dominare la semantica dei concetti coinvolti, e questo, allo stato attuale delle conoscenze, è possibile solo su domini estremamente semplici come questi, dove il programma può avere una padronanza completa del mondo su cui opera. Tuttavia, nonostante la povertà dei domini affrontati, Hofstadter ipotizza che i meccanismi individuati siano di ampia portata, e, in linea di principio, generalizzabili a domini più ricchi. A questo proposito, Hofstadter è esplicitamente polemico nei confronti di altri modelli computazionali dell'analogia, che affrontano domini estremamente ricchi e complessi, ma che si basano tuttavia, a suo vedere, su meccanismi "ad hoc" e su risposte in parte preconfezionate.
Dunque, i programmi descritti nel libro non si presentano come tentativi di risolvere problemi locali e specifici, ma come il frutto di una riflessione generale e di una concezione globale dei fenomeni cognitivi. Nel volume è costante l'equilibrio fra la descrizione di specifici modelli computazionali, la presentazione di una concezione generale della mente e la discussione di aspetti filosofici e metodologici generali delle scienze cognitive. Così, ad esempio, vengono sottoposte a critica le posizioni tradizionali dell'intelligenza artificiale, e viene sostenuta la necessità del punto di vista subcognitivo, vengono esaminati i rapporti fra tale punto di vista e il connessionismo, viene discusso il ruolo del test di Turing nella metodologia delle scienze cognitive.
Il punto di maggiore interesse del progetto di ricerca di Hofstadter risiede probabilmente nella scelta di situarsi al livello subcognitivo non per studiare fenomeni mentali "periferici" (come la percezione di basso livello, o il controllo motorio) per i quali questa, in un certo senso, è quasi una scelta obbligata, ma per affrontare capacità mentali "di alto livello", come la creatività, la strutturazione dei concetti, la creazione di analogie. E ciò non nella prospettiva di elaborare meccanismi specifici, più o meno ad hoc, per affrontare singoli problemi, ma mirando a individuare principi generali dell'organizzazione mentale. Resta ovviamente da vedere se i microdomini indagati da Hofstadter e dal suo gruppo di ricerca potranno costituire un buon punto di partenza per un'impresa tanto ambiziosa. Ma a questo quesito, per il momento, nessuno può ancora dare una risposta.

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