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L'artefice. Testo originale a fronte - Jorge L. Borges - copertina
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Descrizione


"Un giorno il mio amico Carlos Frias, di Emecé, mi chiese un nuovo libro per la serie della mia cosiddetta opera completa. Risposi che non avevo nulla da dargli, ma Frias insisté, dicendo: Ogni scrittore ha un libro da qualche parte, se soltanto si dà la pena di cercarlo. Una domenica oziosa, frugando nei cassetti di casa, scovai delle poesie sparse e dei brani di prosa... Questi frammenti, scelti e ordinati e pubblicati nel 1960, divennero El hacedor". Così Borges racconta la genesi di questo libro, uno zibaldone con 23 brani in prosa composti fra il '34 e il '59 e 31 poesie, per lo più recenti.
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Dettagli

1999
24 novembre 1999
218 p.
9788845915079

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Amalia Purpurea
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Finzioni e L'Aleph sono la summa di una ricerca artistica e, come tutti gl'esempi di questo tipo, è opportuno che tu capisca l'origine, per goderne la lettura. Bene, con L'Artefice non hai bisogno di capire, preliminarmente, la ricerca artistica dell'Autore, perché quasi tutte le tematiche care a Borges sono esposte nella sintesi della prosa e nella limpidezza delle sue poesie in modo personale (per la poesia, negli anni '50 Borges comprese finalmente come scriverla). In sostanza, lettrice e lettore beneficiano della chiarezza cui giunse l'Autore. La chiave di tutto è sempre la vastità della cultura di Borges. Tuttavia, per quanto tutto finisca per ritrarre il volto di un uomo; per quanto vi siano palazzi infiniti, un verso che declami l'universo; nonostante questo, si dovrà sempre tener conto che: "La storia che ho narrato non è vera, / ma illustra molto bene il maleficio / che pesa su chi esercita il mestiere / di rendere in parole questa vita."

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Voce della critica

Leggere questo libro per la prima volta vuol dire entrare nella parte più intima di Borges, rileggerlo significa ridare senso a tutta la sua opera.

L’artefice di Borges viene riproposto da Adelphi dopo anni di immeritato oblio. I temi trattati dallo scrittore argentino sono sempre gli stessi: il tempo, l’io, la relazione tra Dio e l’uomo, l’eternità, la multidimensionalità dell’essere.

L’essere non è il suo ente. Scrisse il filosofo tedesco Martin Heidegger, ebbene Borges sembra essere in parte d’accordo con questa affermazione, dall’altra prova a risolvere questo enigma posto dai greci, con le armi della poesia e della prosa. Per lo scrittore argentino, infatti, tutto è stato già scritto e inventato. La storia si ripete in continuazione. Situazioni simili con accidenti diversi, ecco come descrive l’incedere degli anni. In questo meccanismo illogico l’uomo è spettatore e attore, carnefice e vittima. Borges lo spiega benissimo nei suoi brevi racconti.

In lui troviamo i germi della fantascienza di Philip Dick, anche se lo scrittore americano non ammise mai questo parallelismo. Anzi, come ci ricorda Emmanuel Carrére nel suo saggio dedicato all’autore di Ubik, Borges venne quasi snobbato.

L’artefice è un’opera interessante, da cui si può iniziare a scoprire lo scrittore argentino. Mi rivolgo soprattutto a coloro che non hanno letto nulla di Borges. Logicamente questo dev’essere l’inizio, perché senza l’approfondimento dell’arte letteraria dell’autore sudamericano, difficilmente si riuscirà a comprendere a pieno il suo complesso messaggio.

Vicino a L’artefice bisogna anche inserire Finzioni e L’aleph, due libri che hanno fatto la storia della letteratura del novecento. Ancora oggi molti scrittori attingono da quel pensiero, ma non lo dicono apertamente. Su questo punto ho una mia personalissima idea. Borges è stato un intellettuale scomodo.

Mi conosco affatto indegno di opinare in materia politica, ma forse mi sarà consentito di aggiungere che diffido della democrazia, questo curioso abuso della statistica.

Questa frase bastò per farlo cadere per anni in classistiche denigrazioni che, al di là delle opinioni personali, ne hanno macchiato anche l’opera e il pensiero. Di qui una certa insofferenza verso libri che non si possono dimenticare e che dovrebbero diventare patrimonio del nostro essere.

Recensione di Martino Ciano

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Conosci l'autore

Jorge L. Borges

1899, Buenos Aires

Di famiglia benestante e colta, originaria in parte dell’Inghilterra (imparò prima l’inglese che lo spagnolo), dal 1914 al 1919 visse in Svizzera. In seguito, fino al 1921, fu in Spagna, dove scrisse tre manifesti di adesione all’ultraismo, apportandovi la conoscenza dell’espressionismo tedesco, nonché una nota di rigore e d’asciuttezza quasi anglosassone. Tornato in patria, pubblicò tra il 1924 e il 1925 tre numeri della rivista «Proa», con la collaborazione di Ricardo Güiraldes e di altri. Dal 1924 al 1927 collaborò a «Martín Fierro», rivista d’avanguardia che determinò una sorta di svolta generazionale: il movimento di Florida, o «martinfierrista», poi confluito nella rivista...

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