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Quale energia, quale forza in Cristina. Dice poco di sé e di questo continuamente si scusa, per non potere o non volere dire altro (l'ellissi credo sia la più evidente cifra stilistica di Cristina, che di se stessa dice di aver scritto poco e che avrebbe voluto aver scritto ancora meno). Questa raccolta che comprende tutte le sue poesie (pochissime infatti) e una gran lunga di poesie di autori da lei tradotti e tanto amati, questa raccolta è la perfezione, quello che in poesia gli antichi chiamavano lo spiritus mundi in excelsis, Cristina lo contiene. Non go mai letto della poesia così vertiginosa, così perfetta per parola e per amore di essa. Ve lo consiglio.
Questo volume comprende le lettere nell'arco di vent'anni a Leone Traverso (grandissimo traduttore e germanista Italiano). Qui troviamo una Cristina Campo all'inizio diversa dalle lettere rivolte a Mita, poi sempre più affranta dalle sue tante morti artistiche, fino al punto di un rifugio in sé stessa. È un epistolario, tutto sommato, formale e che insegna molto ed inizia il lettore appassionato ad una serie di autori e letture che potrebbero essere una chiave. La prosa di Cristina Campo come sempre perfetta, cristallina come solo lei sapeva fare. Ve ne consiglio la lettura e soprattutto la scoperta di questa autrice immensa e sconosciuta.
Cristina Campo è una di quelle figure assolutamente impossibili da incasellare, senza le quali la letteratura senza dubbio andrebbe avanti a suo senno allo stesso modo, ma in realtà sarebbe assai più povera; e la ricchezza della Campo sta nell' intransigente sua non essere attuale, di pensiero e di stile che rifulge non solo dagli scritti destinati alla pubblicazione, esemplari ma pochi, disperatamente pochi e quindi doppiamente preziosi, ma anche nella corrispondenza privata come in questo epistolario unidirezionale, in cui Cristina Campo scrive al suo uomo Leone Traverso, uno dei maggiori intellettuali del tempo. Ne risulta un rapporto basato soprattutto sulle affinità intellettuali e culturali. La relazione sentimentale tra i due viene piuttosto sussurrata, non è mai palese, tranne che nel momento della crisi. Nel libro vi è una sola lettera scritta da Leone Traverso, che paradossalmente è quella a mio avviso più bella e più profonda. Stupende le considerazioni di Traverso sul rapporto che intercorre tra il traduttore, l'opera che traduce ed il suo autore. La Campo insieme ai suoi amici lontani come Hofmannsthal, Simone Weil, lo stesso Leone è sicuramente una delle menti più importanti e fondamentali di questa seconda metà del novecento letterario. Consiglio vivamente la lettura di questo libro se avete amato Cristina o se ne volete conoscere le parole proprio perché è una benedizione sia in chiave poetica che saggistica.
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