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Un libro leggero, divertente, estremamente piacevole da leggere e che si divora in mezza giornata. L’incipit è semplicissimo e di primo acchito poco interessante, ma dopo poche pagine la storia esplode letteralmente tra le righe (scritte in maniera superba dal miglior Bennett). Consigliato a tutti, ma in particolar modo ai bibliofili!
Un romanzo breve, un elogio alla lettura e ai suoi benefici, e una protagonista davvero insolita. Una lettura deliziosa, ironica ed originale perfetta per l'estate.
Il libro non è un gran che ma merita qualcosa per il fascino del personaggio della vita reale.
Recensioni
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Dopo la malinconia sfuggente della regina di Stephen Frears, e dopo la rielaborazione metafisica scritta da Beppe Sebaste sulle ripercussioni della morte di Diana Spencer, e durante la proclamazione fastosa del regno della prima Elisabetta (che segue ad altre versioni cinematografiche di successo), arriva Alan Bennet a rimettere in gioco una delle figure più amate e mute cui la cronaca si sia assiduamente dedicata. In questo breve racconto, entrano, è vero, i dettagli realistici della vita di Elisabetta II (le celebrazioni per il suo ottantesimo compleanno, il profilo degli uomini di corte, i riti, le abitudini quotidiane), ma, attraverso la concisione della scrittura, e la caratterizzazione dei personaggi portanti a emblemi di un certo modo di pensare e di atteggiarsi, il testo sa trasformarsi in un apologo morale. Che ci porta dentro a un'atmosfera allegorica, a tratti fiabesca, con la sua bella morale finale.
La regina, del tutto casualmente, ma d'altronde come lei stessa si pronuncerà "siamo tutti soggetti al destino", si imbatte, durante un ricevimento ufficiale, in un oscuro riferimento a un ancora più oscuro scrittore, Jen Genet. Da questo incidente prende le mosse la parabola della regina-lettrice che, dopo un primo assaggio di rosa la Nancy Mitford di Inseguendo l'amore e L'amore in climi freddi diventa prigioniera, di gradino in gradino (allora Ackerley, Brookner, Mc Ewan e Tait Black, Byatt
), sempre più smaliziata nei gusti e raffinata nelle scelte, della sottile, autogenerantesi, ragnatela prodotta dalla letteratura. La regina dapprima riesce, pur con grandi sforzi (sono esilaranti le capriole per nascondere il vizio della lettura, le sue finte, la sua abilità a parlare in pubblico o a salutare la folla lasciando cadere gli occhi sulla pagina), a mantenere un certo equilibrio tra le sue funzioni ufficiali e la sua nuova, divorante, passione. Ma poi qualche cosa va storto. Intanto, perché la regina è impaziente, nella sua qualità di tardodiscente, di leggere più libri possibile. Henry James la tira un po' troppo per le lunghe, Proust è "un martire dell'asma": insomma, gli scrittori non tengono conto del poco tempo che le resta, delle sue incombenze, dell'insofferenza che provoca nel duca e nei suoi ministri. Gli scrittori, in definitiva, non sono gente pratica quanto lei
"Leggere non era agire, quello era il problema. Anche a ottant'anni, lei era una donna d'azione".
Come sciogliere in modo definitivo e inequivocabile da regina l'ambiguità che s'insinua nel fare della lettura l'unico tramite con la vita? Non basta prendere appunti (mirabile la parte in cui Bennet descrive l'accumularsi dei taccuini della regina), bisogna scrivere. Infatti, con un finale a sorpresa, un colpo di teatro ben calibrato, la regina annuncia al consiglio riunito che intende scrivere un'autobiografia radicale e impegnativa perché "non c'è nulla al di sopra della letteratura", e abdica. Dopo tante letture, disordinate, libere, la regina d'Inghilterra ha acquisito una diversa coscienza, è stanca di sentirsi come "una candela mangiafumo mandata qua e là per profumare delle dittature: al giorno d'oggi la monarchia è solo un deodorante governativo".
Alan Bennet, ancora una volta, mette in scena una figura eccentrica, che guarda alla morte e alla vita con piglio risoluto tanto da cambiare il proprio destino. In questo caso neppure sua maestà può sfuggire all'assedio stringente della lettura, da una dipendenza che non conosce cure.
Camilla Valletti
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